La quattordicesima domenica del tempo ordinario: fuori la soundtrack firmata da Cammariere e Gregoretti

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E’ disponibile in digitale la colonna sonora del film attualmente in sala “La quattordicesima domenica del tempo ordinario” di Pupi Avati firmata magistralmente da Sergio Cammariere e Lucio Gregoretti(coedita e coprodotta da Edizioni Curci con Concertone).

«Mi ha dato un’enorme gioia scoprire fin dal primo scambio di idee che la collaborazione con Sergio Cammariere sarebbe stata per entrambi proficua”, afferma Pupi Avati, “E così è nata la canzone che dà il titolo al film e attorno alla quale ruota l’intera vicenda. Ma ad implementare il rapporto, a renderlo ancora più adeguato all’impegno Giampaolo Cantini, produttore con Curci della colonna, ci ha permesso di coinvolgere anche Lucio Gregoretti che mi era stato complice in precedenti, fortunate, imprese. Ed è così che è nata questa canzone e questa colonna sonora che mi aiuta a dire della mia e della vostra vita, tutto quello che so. A mio avviso in modo esemplare». Le musiche accompagnano durante il film i protagonisti Marzio, Samuele e Sandra, e raccontano la loro vita e lo sviluppo dei loro rapporti negli anni. Tutto ha inizio nella Bologna degli anni Settanta dove i tre, giovanissimi, inseguono i loro sogni. Marzio e Samuele, amici per la pelle, fondano il gruppo musicale “I Leggenda” e aspirano a un futuro di successo nel mondo della musica. Quando Marzio conosce Sandra, che sogna di diventare indossatrice, se ne innamora perdutamente. Anni dopo, nella “quattordicesima domenica del tempo ordinario” Marzio e Sandra si sposano mentre Samuele suona l’organo.

Foto di Stefano Schirato

“La quattordicesima domenica” diventa il titolo della canzone incisa da “I Leggenda”, brano originale scritto dallo stesso regista Pupi Avati e da Sergio Cammariere. Sergio Cammariere: «Lavorare con Pupi è stata un’esperienza fondamentale di crescita umana e professionale. Ci siamo conosciuti anni fa in via Margutta, aveva letto alcune mie dichiarazioni su un quotidiano dove alla domanda “con chi avresti voluto collaborare tra i grandi maestri del cinema”, avevo risposto che sognavo di scrivere una colonna sonora per Pupi Avati. Quel giorno il maestro mi disse che aveva letto quell’articolo e che non era un caso che ci fossimo incontrati. Prima di lasciarci promise che mi avrebbe cercato qualora ne avesse avuto bisogno, che aveva un’idea in mente da sviluppare. Due anni fa ricevetti la telefonata di Pupi, mi parlò di questo nuovo progetto cinematografico, della canzone che poi è diventata il tema principale del film. All’inizio gli ho proposto alcune melodie che comprendevano il titolo “la quattordicesima domenica”, poi, dopo l’uscita di Dante, cominciò il nostro rapporto telefonico ed epistolare. Dopo vari tentativi, la svolta è arrivata con la prima quartina di Pupi, che si presentava con un endecasillabo e un quinario: ovunque nella stanza ci son sogni non realizzati… s’involano lontano nel silenzio terre remote…. Era quello che aspettavo, è stato l’incipit per farmi creare una melodia aderente alla metrica dettata da Pupi e nello scambio di mail, tra frasi poetiche e mp3 progressivi in un paio di settimane abbiamo chiuso il componimento lirico ed è nata una canzone, struggente e allo stesso tempo evocativa, che ricorda per certi versi Luigi Tenco».

Foto di Russel Peborde

Per Lucio Gregoretti: «La quattordicesima domenica del tempo ordinario è il quinto film di Pupi Avati per il quale ho avuto il piacere di comporre musica. Anche questa volta ho avuto conferma del fatto che in questo mestiere non c’è nulla di scontato, e che commetto sempre lo stesso errore. L’errore consiste nel pensare che la consuetudine renda il lavoro via via più semplice man mano che si va avanti nella collaborazione attraverso i vari film, ma non è così. O almeno non lo è con i grandi maestri come Avati per i quali ogni nuovo lavoro è una nuova avventura nella quale bisogna inventare tutto da capo, una nuova sfida nella quale non esistono abitudini o cliché. E ancor più insolito è il fatto di aver collaborato con un altro grande artista e cioè Sergio Cammariere, che non avevo mai incontrato prima, e con il quale la collaborazione è stata fluida e spontanea come se avessimo lavorato insieme da sempre. La composizione è stata come sempre impegnativa e laboriosa, ma più che mai piacevole, e alla fine abbiamo trovato delle soluzioni musicali che ci sono sembrate riuscite. Mi auguro che lo saranno anche per gli ascoltatori».

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