Un progetto trasversale, discografico ed editoriale allo stesso tempo, che rappresenta una vera e propria immersione nell’universo di Franco Battiato, senza dubbio uno degli artisti più eclettici ed interessanti dell’ultimo periodo. L’autore è Vincenzo Greco, in arte Evocante, e l’album che ha recentemente pubblicato si intitola “Fino a tardi. Viaggi sonori con Battiato”, a cui ha fatto seguito il libro “Battiato. Una ricostruzione sistematica. Percorsi di ascolto consapevole” (Arcana). Un doppio filo conduttore, dunque, dove la figura di questo grande artista viene analizzata da più prospettive. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Greco.
Questo progetto editoriale rappresenta prima di tutto un percorso. Ci vuoi descrivere come lo hai sviluppato?
Seguo e conosco Franco Battiato da 41 anni. L’ho seguito in ogni sua avventura artistica, persino nelle opere liriche, alle quali ho assistito come spettatore nelle prime rappresentazioni. Era naturale, per uno come me, a cui piace scrivere, soprattutto di musica, e suonare, essendo anche io un autore, elaborare uno studio su quello che considero il più importante compositore italiano dal Dopoguerra in poi. Io, a dire il vero, un libro su Battiato lo avevo già pronto. Ma, una volta passato ad altra dimensione, mi sembrava poco opportuno uscirmene col libro, mi sembrava quasi di essere un avvoltoio, pronto a sfruttare il momento del trapasso. Cosa che, vedo con tristezza, hanno fatto invece in tanti. Ho preferito aspettare, e questa scelta è stata premiata perché, nel frattempo, ho completamente cambiato l’impostazione del libro, rendendolo molto diverso da tutti quelli ora in commercio. Il libro l’ho strutturato per percorsi di ascolto. Non parlo della vita di Battiato, non sono un suo biografo, né un narratore di aneddoti, guardo non tanto alla persona ma alla sua opera. Il mio approccio è quello dell’interprete, sia letterario che musicale.
Perché, dunque, questo doppio filo conduttore?
Il progetto è doppio, anzi triplo perché ne sta seguendo uno concertistico. Accanto al lato editoriale, fatto di parole e riflessioni, si è sviluppato il lato musicale, fatto di suoni, e pure di parole. Più rileggo il libro e riascolto il disco più penso che uno sia il corollario dell’altro. Non importa chi viene prima. Ma si completano a vicenda, soprattutto per quanto riguarda le mie osservazioni sulla musica. In particolare, il capitolo sulla musica ferma, cui ho fatto spesso ricorso nel disco, soprattutto nella seconda parte, quella più riflessiva ed orizzontale. Anche per questo, alla fine di ogni capitolo, ho individuato una playlist di ascolto contenuta su Spotify, cui si può accedere inquadrando con il proprio smartphone un QR code di accesso. Questa è una novità assoluta, nel campo dei libri musicali.
In che modo hai voluto ricostruire la figura di Battiato e attraverso quale chiave di lettura? Come ti dicevo, mi sono posto davanti il percorso artistico di Battiato con il ruolo di interprete. Non biografo, non amico, non collaboratore. Ma interprete. Quando tu interpreti un’opera d’arte non vai dal suo autore a chiedergli cosa voleva dire, ma il significato lo assegni tu. Non certo arbitrariamente, ma in base a tutto un percorso che l’opera suggerisce. E la cosa migliore per interpretare un’opera d’arte è metterla in collegamento con le altre opere dello stesso autore. L’interpretazione consiste nell’attribuire significato a qualcosa. Questa attribuzione di significato è tanto più convincente e completa quanto più si fa dialogare l’opera con altre opere. In questo consiste l’interpretazione sistematica. Io, in definitiva, ho attribuito il carattere di sistema a tutto il percorso artistico di Battiato, perché dei sistemi ha le caratteristiche della coerenza, della completezza e dell’interrelazione tra le parti e tra le parti e il tutto. In Battiato c’è un percorso la cui coerenza è impressionante, le parti del suo percorso si legano le une alle altre in modo veramente sorprendente, soprattutto quando parliamo di prodotti molto distanti nel tempo o per natura (ad esempio, un suo film con una sua canzone). La mia ricostruzione di Battiato è, quindi, in senso sistematico. Ecco il perché del titolo. Interpreto Battiato, inoltre, non in base a una cadenza temporale e cronologica ma per argomenti, quelli che si snodano in quasi 50 anni di carriera. Ecco perché il sottotitolo, “percorsi di ascolto consapevole”, proprio perché individuo percorsi tematici, e lo faccio, appunto, in modo consapevole, e non arbitrario né scontato. Ci sono, infatti, mie interpretazioni che potranno risultare sorprendenti, novità nel modo di capire un brano.
Battiato è un artista poliedrico che ha avuto tante fasi artistiche. Quale dei suoi aspetti ti ha affascinato di più?
Se vuoi una risposta immediata, e forse scontata, tutte le sue fasi. Proprio perché intravedo in ogni fase qualcosa di altre fasi. Non riesco, infatti, ad ascoltare né a catalogare Battiato per fasi ma, piuttosto, per percorsi e argomenti. Se però devo proprio ragionare per fasi, quella sperimentale la trovo forse la più affascinante di tutte. Insieme a quella classica e a quella spirituale. “La Messa Arcaica”, soprattutto il “Kyrie”, la trovo di una bellezza unica, perché è il trionfo del sottile e della semplicità. Battiato, in questa opera sacra, ha saputo affrontare la complessità rendendola semplice. E poi vorrei che qualcuno si prendesse la briga di riportare sulle scene “Genesi”, la sua prima opera lirica. Ma non solo parti di questa. Proprio tutta, comprese le scenografie e la parte video originale. E poi ho amato molto la sua fase, per così dire, alternative rock. Il lavoro sui suoni contenuto in “Gommalacca”, come in “X Stratagemmi”, è qualcosa di straordinario, che ha formato intere generazioni: per me, meglio di qualsiasi corso musicale. Ne sono rimasto molto influenzato.
Parlaci anche del disco e soprattutto di come lo hai realizzato
All’inizio ho cominciato a rifare alcuni brani di Battiato solo per verificare alcune mie ipotesi interpretative contenute nel libro. Non era mia intenzione pubblicare queste mie prove musicali. Poi però, un po’ portandole dal vivo, anche nell’ambito dei miei concerti Evocante, un po’ facendole ascoltare a esperti della materia, mi sono convinto a pubblicare anche il disco. La prima parte è più ritmata, la seconda è molto più riflessiva, avvolgente, quasi ipnotica. Con i 15 minuti finali di sola musica, con L’oceano di silenzio eseguita senza cantato e con un mio brano strumentale, l’unico mio originale nel disco. Il momento in cui idealmente inizia la parte spirituale è la parte finale di “Da Oriente a Occidente”, che contiene una citazione che non anticipo per non rovinare la sorpresa: da quel momento si placano la batteria e il ritmo, e le atmosfere riprendono e amplificano gli studi sulla musica ferma (o sospesa o orizzontale che dir si voglia) da me compiuti nel secondo capitolo del libro. La cosa più difficile, ovviamente, è stata la parte vocale, perché la voce di Battiato, su cui forse si è parlato ancora poco, è di grande estensione e di una intonazione perfetta, e poi con il tempo è diventata sempre più chiara. Io, che non posso certo paragonarmi, ho comunque un mio modo di cantare, con cui cerco di arrivare al cuore dell’ascoltatore, e ho accuratamente evitato qualsiasi imitazione. Quanto agli arrangiamenti, ovviamente fatte le debite proporzioni, ho unito due sensibilità: quella mia personale e quella, per così dire, derivata. Cioè, mi sono chiesto come Battiato, oggi, avrebbe arrangiato certi suoi pezzi. Ho cercato di ricostruire il senso ultimo del suo percorso in modo originale, personale, non pedissequo, ma sempre con rispetto filologico della figura di Battiato. Quasi come fosse stato accanto a me durante la scrittura del libro e la produzione del disco, per quanto forte ho sentito la sua presenza e per la particolarità, a volte impressionante, di certe coincidenze, che mi hanno incoraggiato, anziché farmi arretrare, davanti a un confronto con un gigante della musica e della cultura.
Come hai deciso di strutturare gli spettacoli dal vivo? Sarà qualcosa a metà tra musica e narrazione?
Questa è la parte forse più bella di questo triplo salto carpiato in cui mi sto avventurando. Sto presentando in giro per l’Italia il libro in forma di concerto. Alterno, infatti, parti parlate, in cui tratto alcuni dei vari percorsi individuati nel libro, e poi canto le canzoni più appropriate. Anche in questo caso, collegando tra loro le canzoni a seconda dei temi e delle suggestioni che a me sono sorte dal loro ascolto.
Il riscontro del pubblico finora è stato quanto di più bello potessi immaginare, con una attenzione e una sensibilità che, in questo periodo un po’ mortificato e mortificante, fatto di instant song e di slogan, mi incoraggiano. Ho notato che le persone che vengono a queste mie presentazioni/concerti hanno molta voglia anche di parlare, di confrontarsi, di dare una testimonianza di cosa ha rappresentato Battiato per loro. Mai pensavo che si sarebbe formata, così dal basso, in modo totalmente artigianale, senza alcuna premeditazione e senza alcuna agenzia di booking, una vera e propria tournée. Partita da Roma, passata per Lecce, mi porterà in giro per vari posti d’Italia. Fino alla data simbolo del 18 maggio, in cui a due anni esatti dal passaggio ad altra dimensione di Battiato, proprio nella sua Milo, dove aveva deciso di vivere la seconda parte della sua vita, la sera farò una presentazione del libro in forma di concerto nell’ambito di tre giorni di studi ed eventi organizzati dal Centro studi di gravità permanente insieme al Comune di Milo, alla Pro loco e alla Regione Sicilia. Sarà un momento per me molto emozionante. Potrei dire che è un sogno che si avvera, ma io non l’avevo neppure sognata una cosa del genere, tanto la ritenevo improbabile persino solo da immaginare. Il giorno dopo sarò a Catania, alla famosa libreria Cavallotto. E poi il 26 maggio a Firenze al Conventino. Ma mi piace citare anche la serata del 13 maggio a Bovalino, nella mia terra d’origine, al circolo culturale Mario La Cava. E altre date si aggiungeranno, che comunicherò sui social. Fino a un evento importantissimo, del quale per ora non posso dire nulla, perché siamo appena allo stato embrionale, che dovrebbe tenersi a Roma, e che sarà il culmine di questo mio progetto. Anche in questo caso, molto al di là dei sogni.
Ci sarà un’evoluzione di questo progetto in futuro?
Solo il tempo potrà dirlo. Pensavo di no, che fosse un progetto con una sua collocazione temporale ben precisa. Anche perché a dicembre ho programmato l’uscita del mio secondo album di canzoni originali, intitolato Emozionale, che è a metà dell’opera e che contiene forse i miei migliori brani. Ma vedo che progetto su Battiato mi sta un po’ scoppiando tra le mani, le richieste di presentazioni e concerti sono tante. E, pur gestendo tutto da solo, cerco di rispondere a tutte, compatibilmente con i miei altri impegni, soprattutto quelli lavorativi. Tranne qualche contatto, cui non ho dato seguito, non ho, infatti, cercato alcuna etichetta discografica né alcuna agenzia per essere totalmente libero di esprimermi. Se troverò le persone giuste, non escludo collaborazioni e aiuti, ma devono essere consone alla mia persona, che è totalmente disinteressata alle logiche del denaro facile, e al mio progetto, che è totalmente artistico.
La curiosità, e ancor più l’interesse che questa mia doppia, anzi tripla avventura ha suscitato credo che comunque mi porterà a dare una evoluzione. Che ora però non so immaginare nei dettagli. So solo che, come è stato dall’inizio, i miei obiettivi non saranno di sfruttare l’onda lunga di Battiato per fami pubblicità o, peggio ancora, per lucrarci sopra. Il mio obiettivo – e forse l’indiscusso aiuto che ho avuto dal Cielo sotto forma di energia che mai avrei pensato di avere è dovuto proprio a questo – è assolutamente non personale ma spirituale, conoscitivo e divulgativo. Io vorrei, infatti, che la vita di tante persone possa essere migliorata come lo è stata la mia grazie a Battiato, non solo e non tanto per la persona splendida che è stata ma per tutto quello che ha prodotto, per tutti i suoi suggerimenti di letture e di riflessioni, per tutto quello che ha rappresentato: un punto irriducibile di libertà, di curiosità, di sperimentazione e una insopprimibile necessità di miglioramento e di evoluzione, in barba a tutti quelli che si credono già arrivati o inadatti. Ecco, io ho scritto il libro, ho registrato il disco e faccio concerti non solo per confrontarmi con il suo pubblico tradizionale, ma anche per dare a chi, per i più vari motivi, non ha avuto la fortuna di conoscere artisticamente Battiato, il suggerimento di incrociare la sua vita con il percorso artistico di questo grande autore. Anche alle nuove generazioni. Perché Battiato è non solo universale ma anche intertemporale: gli argomenti da lui trattati, infatti, non sono legati a un determinato periodo storico o a una moda del momento. E questo anche per come li ha trattati, cioè con una leggerezza e un senso del divertimento che anche un giovanissimo ora può apprezzare: Battiato non è mai risultato, né mai risulterà, antiquato o pesante. E’ stato sempre avanti. Finché ha avuto le forze fisiche, con l’entusiasmo di un bambino e la forza dirompente di un giovane scopritore. I suoi percorsi sono frequentabili anche dai giovani di oggi, purché abbiano un minimo di curiosità e voglia di mettersi e farsi mettere in discussione, rinunciando alle banali ovvietà, e facendosi sorprendere e, in vario modo, incantare dalle potenzialità della natura umana e del creato. Perfettamente rappresentabili proprio dalla musica, la più invisibile, ma la più incisiva a livello emozionale, tra le arti.