Nel recensire il precedente Breviario di Teologia Dadaista, il nostro Gianni Della Cioppa scriveva che .. ha configurato la sua arte intorno alla volontà di raccontare la realtà senza punti di riferimento, se non la realtà stessa. Facile? Non direi. Ma il risultato è strabiliante ..
Nel nuovo album (pubblicato da Isola Tobia Label) il concept del cantautore veneto si dispiega lungo il filo conduttore dei 7 vizi capitali senza soluzione di continuità, dando voce al lato più intimo dell’artista. le sue parole sono accompagnate da un sound inedito rispetto ai precedenti lavori da lui realizzati.
A rafforzare il costrutto narrativo del disco (che vede la produzione artistica di Fabio Merigo, già al lavoro con Giuliano Palma & The Bluebeaters, Tricarico, Reggae National Tickets, Tormento) è anche il ricorso a diffuse citazioni, mirato a dare un tono di autorevolezza e universalità al contenuto dei brani attraverso, appunto, concetti espressi da altri. Nel complesso l’album comunica un’ambiguità di fondo, a partire dall’ossimoro del titolo Il furore composto (espressione presente anche nel testo della traccia Un iracondo) che se da una parte descrive come l’autore abbia voluto ‘comporre’ il furore con i suoi testi, dall’altro esprime il ‘vivere a metà’ dei protagonisti delle sue storie, il cui vissuto sembra fatto di impeti mai completamente portati allo scoperto. Un esempio fra tutti, la parola ‘cuore’ censurata con un bip nel brano Un avaro, che si presta a diverse letture, non ultima quella di volere in qualche modo ‘censurare’ i sentimenti.
Il Furore Composto, nuovo album di Porfirio Rubirosa
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