Ha vestito Immanuel Casto, Laura Bono (recentemente nel progetto Le Deva), Ermal Meta. Ho conosciuto Antonio Votta nei panni di promoter giornalistico di dischi in uscita e mai mi sarei immaginato che ci fosse così tanto humus per la sua indubbia sensibilità musicale! Logico chiedergli di concedermi una intervista ..
Antonio, bentrovato ed aiutami a capire: sei un fashion stylist o ti occupi di uffici stampa? Ho iniziato il mio percorso lavorativo all’interno di un ufficio stampa, operante nel settore moda. A differenza di tutti gli altri settori, nel fashion system il press office lavora molto con il prodotto fisico (gli abiti, gli accessori…) e ospita le collezioni nei propri uffici. Insieme al team ci occupavamo di gestire tutte le collezioni presenti, stare al passo con le richieste, gestire in termini di ordine e visual lo showroom, gestire ritiri e resi. Durante una fashion week dovevamo vestire 15 celebrities, provenienti anche dall’estero, perché partecipavano alla sfilata di un brand cliente. Inoltre, per alcuni marchi ci occupavamo anche di produzione del fashion show. Quindi ho avuto modo di capire quali aspetti preferivo, oltre a sviluppare tutta una serie di capacità trasversali che ritengo fondamentali per chi si muove in un contesto sempre dinamico e mutevole. Per rispondere quindi alla domanda, io sono un fashion stylist, ma se dovesse presentarmi una bella e stimolante possibilità che preveda relazioni pubbliche con giornalisti, stesura di comunicati stampa, eccetera, ne sono perfettamente in grado.
Esiste una tua giornata tipo? Come pianifichi un tuo lavoro? Le mie giornate sono colme di studio e creazione, rielaborando i moodboard e le idee fornite dai clienti, telefonate, ricerca degli abiti in linea alla richiesta, appuntamenti in showroom, ritiri e resi, fitting, giornate sul set. Il bello è che ogni giorno è un po’ diverso da quello precedente, ma poi bisogna sapersi destreggiare anche davanti a imprevisti dell’ultimo minuto. Inoltre, sebbene il principio è lo stesso, ogni tipo di lavoro è diverso dall’altro: fare un fashion editorial non è come fare un lavoro commerciale o vestire un artista. E anche nel vestire un artista, fare un videoclip non è come vestirlo per un live, un evento o per un servizio fotografico. Cerco di avere un modo di approcciarmi e tempistiche ideali diverse per ogni tipo di attività, che comunque possono variare in base a quanto tempo prima mi viene comunicato il lavoro.
Vogliamo fare qualche nome? Chi hai vestito ultimamente e chi ti ha dato più soddisfazione come ritorno d’immagine? Come artisti, nell’ultimo periodo sono grato di essermi interfacciato e aver vestito Laura Bono e Ermal Meta. Tuttavia, non ho mai vissuto il lavoro come un ritorno di immagine. Quando ho iniziato a lavorare con talenti musicali ho avuto l’occasione di unire due mondi che ho sempre amato, la moda e la musica, e in ciò trovo una profonda soddisfazione personale. Un giorno spero di aggiungere anche il mondo del cinema. Ormai, chi più e chi meno, ho vestito diversi cantanti, e ognuno diverso dall’altro sia artisticamente sia a livello di immagine. Mi sento soddisfatto nel vederli felici soddisfacendo la loro identità e la loro volontà. Tra tutti, quello con cui collaboro da più tempo è Immanuel Casto. Posso dire che questo viaggio è iniziato con lui.
Quali sono stati gli artisti che hai amato? Quali invece i cantanti che ora ti convincono di più? Io amo la musica come si può amare un amante. Sono cresciuto con la musica e ho adorato tantissimi cantanti diversi, che ascolto e riascolto tutt’ora. Quando ero piccolo, i miei genitori avevano un locale dove era presente un jukebox e ricordo che spesso e volentieri lo monopolizzavo io. Per gusti personali, mi piace più chi fa pop, ma inizio comunque a cantare a squarciagola quando sento una canzone degli Evanescence, degli HIM, degli Apocalyptica… In cima alla mia classifica ho sempre messo Madonna, per il suo trasformismo in tanti anni di carriera. Amo Whitney Houston, per aver saputo nascondere la tristezza dietro alla sua eleganza e sensualità. Ho sempre apprezzato la scrittura di Paola Turci, così come sono sempre stato incantato dalla voce di Mina. Insomma, ho sempre spaziato; tutta la musica è di tutti quelli che vogliono ascoltarla. Gli artisti della nuova generazione che mi piacciono di più, invece, sono senza dubbio Dua Lipa e Lil Nas X
.
Ti offro una macchina del tempo: in quale Antonio Votta si trasferisce e perché proprio quella? Chi ti piacerebbe incontrare? Mi piacerebbe poter avere l’età che ho ora durante gli anni Ottanta, il periodo del boom della moda in Italia. Mi sarebbe piaciuto incontrare l’Architetto della moda. La rivoluzione della camiceria femminile introdotta da Ferré è stata unica.
Il fashion stylist Antonio Votta canta Mina ed Evanescence
Tempo di Lettura: 4 minuti