Come l’anno scorso, anche per questo Sanremo ho volentieri accettato l’invito per un mio personale commento sulla kermesse. Personalmente ho trovato quella di ieri una serata qualitativamente meno riuscita di Martedì (recensita dalla collega Stefania Schintu), segnata però da un momento “amarcord” che rimarrà negli annali del festival.
La “vecchia guardia” fa cantare tutto l’Ariston
Cuore, tecnica, mestiere, intensità, tenuta di palco, professionismo, sincerità. Questi alcuni degli elementi che hanno caratterizzato l’esibizione del trio Al Bano–Morandi–Ranieri, apprezzato non solo dagli “anta” coi capelli bianchi in testa. Sì, perchè si è trattato di una grande lezione artistica che i giovani dovrebbero imparare a memoria, rispettando naturalmente i nuovi linguaggi del pop che – per sua natura – muta costantemente, adattandosi e modernizzandosi coi tempi. Certo è che le canzoni di Bigazzi, Bindi, Massara, Pallavicini, Artegiani e compagni sono ancora in grado di suscitare emozioni grandissime.
Il potere della musica leggera
Canzoni che fanno parte del patrimonio di tutti, che recano firme illustri e che contengono – magia della musica leggera – la straordinaria potenza dell’evocazione, quella che Roberto Benigni due sere fa ha magistralmente definito parte irrinunciabile della “storia sentimentale della società”.
Siparietti non particolarmente divertenti
Il contorno offerto dalla “strana coppia” Amadeus & Morandi, come al solito, è piuttosto piatto. Il Gianni nazionale si presenta munito di scopa, la stessa utilizzata la sera precedente per ripulire lo stage dopo la (calcolata) furia distruttiva di Blanco. Si sorride a fatica.
S-copa: A-madeus N-on R-amazza, E-ducatamente M-orandi O-bbedisce!
La gara, fra alti (pochi) e bassi (troppi)
Passiamo alla gara. Ecco, in rigoroso ordine d’uscita, le 14 canzoni della seconda trance, che hanno completato il quadro dei pretendenti al podio dell’edizione 2023. Will “Stupido” – Un garbato ragazzino con il compito – spesso ingrato, soprattutto se si è alle prime armi – di rompere il ghiaccio. Il brano è leggero, leggerissimo, forse troppo. La lezione di Forrest Gump “Stupido è chi lo stupido fa” dovrebbe stimolare in lui una profonda riflessione. Canzone banalotta che verrà presto archiviata e sepolta dalla polvere del tempo. Modà “Lasciami” – Piacevole, con echi di Pooh nel ritornello. Kekko e soci non sono cambiati una virgola dalla loro ultima apparizione… e questo non è necessariamente un bene. SetHu “Cause perse” – Una vaga attitudine punk ed un costante interplay col suo chitarrista sul palco (piccoli Achille Lauro crescono). Divertente da un punto di vista ritmico ma tutto rimane fermo ai blocchi di partenza. Un’occasione mancata. Nel titolo la fisolofia del brano: più chiaro di così… Articolo 31 “Un bel viaggio” – Reunion con l’irrefrenabile lacrimuccia fra J-Ax e Dj Jad. Il tempo passa, gli abiti cambiano (ieri in total white entrambi) ma i sodalizi – veri o studiati a tavolino – funzionano sempre. Lazza “Cenere” – Fenomeno da classifica dello scorso anno (in molti ancora si interrogano stupiti sul perchè), classico brano che piace ai giovani e lascia increduli gli adulti, abituati a ben altro. Ma al giorno d’oggi, quello che comanda il gioco sono i numeri dello streaming. Giorgia “Parole dette male” – L’attesa per lei era grandissima ma la classe, da sola, non è bastata, inficiata da qualche imprecisione nell’esecuzione. Sono anni che Giorgia non riesce ad imbroccare il brano su misura per lei anche se, in alcuni passaggi, l’anima si sente, eccome!
Colapesce Dimartino “Splash” – Atmosfera che ci proietta verso la prossima estate, rappresenta il perfetto esempio di quello che i due musicisti rappresentano. Piace e si piazzerà, garantito. Shari “Egoista” – Tra le firme di questo brano pittusto oscuro c’è anche quella di Salmo. Lei non è apparsa totalmente sicura: quel palco spesso gioca brutti scherzi, anche ad artisti noti, figuriamoci agli altri… Madame “Il Bene nel male” – Francesca Calearo è cresciuta… e l’esibizione di ieri sera lo ha testimoniato. La canzone, costruita ad arte su un andamento ipnotico e un testo tellurico, funziona e in radio potrà distinguersi. Ma le urla al miracolo, che si erano levate al suo esordio, sono lontane. Levante “Vivo” – Ma è lei o non e lei?!? Drastico cambiamento di look, un pezzo uptempo eseguito con fin troppa foga: a volte il meno è meglio. Tananai “Tango” – In molti si aspettavano un’esibizione gigionesca e divertente… ma Tananai ha sparigliato le carte con una canzone inzuppata di romanticheria, cantata – altra sorpresa che spiazza – con intonazione! Menzione speciale per un frammento di testo: “Eravamo da me, abbiamo messo i Police / Ridevamo di te che mi sparivi nei jeans”. Sting, sentitamente, ringrazia. Rosa Chemical “Made in Italy” – Il cattivo gusto da solo non basta a sorprendere, ci vuole ben altro. Il momento più basso della serata. LDA “Se poi domani” – Ex talent televisivo con padre illustre, dal quale in questo pezzo mostra di avere ereditato la vena romatica. Senza infamia e neanche lode. Paola e Chiara, “Furore” – Le sorelline terribili tornano a farsi sentire. La loro dance suona molto vintage, anche se ben sei-autori-sei per un brano del genere paiono davvero troppi. Ai più attenti non sarà sfuggita la cintura d’acciaio con lucchetto sul loro vestito argentato, a riprova che, anche se passano i tempi, i loro ammiccamenti ad una precisa sensualità persistono. C’è solo da farsi una domanda: basteranno a giustificare il loro ritorno? Il verdetto, abbastanza scontato, lo emetteranno le emittenti radio.