Prorogata la mostra filatelica Firenze e Toscana Patrimonio Unesco: musicalmente sono solo due le città italiane promosse dall’Unesco

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Il centro di Firenze da 40 anni è Patrimonio Unesco, ma dal 1950 i rapporti sussistono tra Palazzo Vecchio e questa importante agenzia delle Nazioni Unite: la dimostrazione nei due splendidi francobolli italiani che ritraggono Palazzo Pitti ed Il Perseo, dato che in riva all’Arno si svolse il quinto congresso Unesco, il primo fuori dai natii confini francesi. Anche di questo si può riflettere nello Spazio Filatelia di Via Pellicceria a Firenze, grazie ad una mostra che è stata prorogata sino al 13 Gennaio 2023. Organizzata da U.N.U.C.I. Unione Nazionale Ufficiali In Congedo ed il Circolo Filatelico Fiorentino: al primo appartiene il Generale dei Carabinieri Salvatore Scafuri, mentre i filatelici sono bel rappresentati da Alessandro Tomasi (storico presidente) e Sergio Chieppi.

La mostra (ad entrata libera ogni mattina) grazie alla collaborazione di Francesco Amato (responsabile dello Spazio Filatelia Firenze), dopo che il Comune di Firenze (con l’assessore Cecilia Del Re) aveva celebrato il 40esimo di tutela Unesco del centro cittadino, anche con un annullo filatelico ad hoc, assai gradito dai collezionisti, I ricordi di quello che successe nel 1950 si perdono nella memoria di qualche studioso di storia, ma è solo grazie al collezionismo filatelico che alcuni momenti salienti diventano patrimonio della collettività.

Nel 2004 è stato varato il network City of Music e l’Unesco ha così creato una filiera tra 45 città che nel mondo hanno nella musica (ed il suo indotto) una fonte di ulteriore visibilità ed anche ritorno economico: pochi gli stati con due città inserite nel network e solo la Colombia, il Portogallo ed il Regno Unito ne hanno tre. Ovviamente i sudditi britannici ben conoscono quanta musica ci sia a Belfast, Glasgow e Liverpool; l’Italia invece ha solo Bologna e Pesaro, con la clamorosa mancanza di Napoli e financo di Firenze. La mancanza del riconoscimento del Naple’s Power (e tutta la tradizione melodica partenopea) fanno gridare allo scandalo, mentre il fatto che non ci sia l’adorata Firenze nei pensieri dell’Unesco per motivi musicali, purtroppo non mi sorprende più di tanto.

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