Nel 2005 mi ha intervistato per Mark Knopfler. Il Crogiolo dei Generi Culturali, un libro assai interessante (purtroppo esaurito): il mio contributo è stato richiesto con una sua semplice mail in cui si presentava e mi raccontava il suo progetto. Ho perciò cominciato ad apprezzare il modus operandi di Andrea Del Castello (nato a Castel di Sangro nel 1977, ma residente a Roccaraso e laureato a Parma in Conservazione dei Beni Musicali): come molti abruzzesi, è uno tosto .. ma di una indubbia umanità, financo semplicità. La prima volta che l’ho incontrato aveva un taglio di capelli assai originale: sulla tempia appariva una gigantesca chiave di violino…
Benritrovato ad Andrea Del Castello: negli ultimi anni la tua vita artistica è parecchio cambiata anche nella produzione editoriale… Sono passato dalla saggistica di ambito musicologico alle tecniche di scrittura e infine alla narrativa. Ma questa evoluzione nasce dalla mia voglia di cimentarmi nei vari campi dell’arte, cosa che ho sempre fatto fin dalla mia prima pubblicazione, trattando anche generi come letteratura, teatro, e cinema. Se guardi alle tue spalle, noterai diversi tuoi libri: te la senti per ognuno di raccontarci un ricordo o le caratteristiche peculiari che aveva? “Mark Knopfler. Il crogiolo dei generi culturali” è un’analisi delle influenze extramusicali che il leader dei Dire Straits ha rielaborato a livello testuale e musicale. Lo ricordo con piacere anche per l’appendice curata insieme a te. Sono passati tanti anni, ormai il libro è fuori catalogo. “Il videoclip. Musicologia e dintorni dai Pink Floyd a Youtube” è un approccio innovativo all’analisi audiovisiva ed è un testo studiato nelle università. “Come si scrive un thriller di successo” è l’anello di congiunzione tra le due fasi della mia produzione. Con il thriller-noir “La voce della morte” e il romanzo per ragazzi “Il tesoro di Pompei” sono quindi passato dall’altra parte della barricata, nel senso che ora sono un autore che viene recensito e non più colui che applica metodologie d’analisi alle opere degli altri. Infine l’audiofiaba per bambini “Rino il Picchio e Rufo il Gufo” è un lavoro di gruppo con le musiche originali di Manuel Rigamonti e la voce di Claudio Moneta, doppiatore di Spongebob e Goku.
Ora guardiamo in avanti: a cosa stai lavorando? Un nuovo thriller con gli stessi personaggi del precedente. Chissà che non nasca una vera e propria serie. Mi piace molto il tuo interesse verso il mondo giovanile ed al dialogo con loro… Scrivendo anche per ragazzi, spesso vengo invitato nelle scuole. È molto gratificante riuscire a stimolare i ragazzi verso prospettive culturali importanti per la loro crescita.
Parliamo dei tuoi gusti musicali: sono molto cambiati nell’ultimo periodo? C’è qualche artista che ti ha davvero colpito? Ho sempre ascoltato di tutto. Dalle opere di Puccini alla dance dei Cappella, da Mozart ai Nomadi. Tra le nuove leve, ascolto volentieri Highsnob, che a mio avviso avrebbe meritato la vittoria a Sanremo, grazie anche a Hu e agli altri autori che hanno dato un sound meraviglioso ad “Abbi cura di te”. Invece, parlando della generazione precedente, con “Pop Up” del 2015 e soprattutto “Sputnik” del 2018, Luca Carboni è diventato uno dei miei cantanti preferiti. Ora mi sto occupando meno di musica, ma qualche anno fa ho fatto un concerto-intervista con Omar Pedrini e devo dire che anche i suoi lavori più recenti sono fantastici.