Quando i suoi discografici la ascoltano, esclamano in coro: “Sarà un grande successo!”. Ma Steve ribatte loro: “Sarà un grande successo l’intero album se…”
Primavera del 1973
Steve Miller ha da qualche tempo una melodia in testa. Gira intorno a un giro di accordi che ha sentito fare al grande artista di New Orleans Allen Toussaint nella sua Soul Sister. Una notte, durante un party ad alta gradazione alcolica a Novato, California, a meno di un’ora dalla sua San Francisco, Steve esce per prendere una boccata d’aria fresca e si porta dietro la sua chitarra. Si siede sul cofano di un auto e, sotto un cielo pieno di stelle, comincia a suonare quei tre accordi… d’incanto inizia a cantare: “I’m a joker, I’m a smoker, I’m a midnight toker…” La canzone inizia a prendere forma e nell’agosto dello stesso anno Steve Miller la incide negli studi della Capitol Records a Hollywood. Quando i suoi discografici la ascoltano, esclamano in coro: “Sarà un grande successo!”. Ma Steve ribatte loro: “Sarà un grande successo l’intero album se lo piazzate bene in tutti i negozi d’America: sto per iniziare un tour di 60 date: il disco si promuoverà automaticamente!”.
Detto, fatto.
Al ritorno dal tour, l’album e la canzone nata sotto il cielo della California, entrambi intitolati The Joker, vanno al numero uno delle classifiche.
Famosa per essere piena di autocitazioni (Steve, nel testo, canta di farsi chiamare Space Cowboy, Gangster of Love o Maurice – come i titoli di alcuni dei suoi successi precedenti), la canzone diventa la più amata dai consumatori di marjiuana che si identificano con i “midnight toker”, i fumatori d’erba di mezzanotte cantati nel ritornello.