“Sometimes I feel like I don’t have a partner…”, “A volte mi sento come se non ci fosse nessuno al mio fianco” inizia a ripetere quasi come un mantra Anthony Kiedis, cantante dei Red Hot Chili Peppers, finché un giorno…
Primavera del 1990
Anthony Kiedis sta guidando verso casa lungo una delle enormi e trafficate highways che circondano Los Angeles. È triste, ma anche impaurito. Il suo migliore amico, il chitarrista Hillel Slovak, è morto un anno e mezzo prima di overdose e anche lui, prigioniero dell’eroina, sta perdendo i contatti con il mondo. I suoi compagni nei Red Hot Chili Peppers, Flea e John Frusciante, sembrano emarginarlo proprio per via della sua dipendenza dalla droga.
“Sometimes I feel like I don’t have a partner…”, “A volte mi sento come se non ci fosse nessuno al mio fianco” inizia a ripetere quasi come un mantra. E poi, canticchia quelle parole che, poco per volta, diventano una specie di poemetto che Anthony, una volta giunto a casa, butta giù su un libretto. Qualche tempo dopo, Rick Rubin (che stava iniziando la produzione del nuovo album dei Chili Peppers) trova per caso quel testo. Ed esorta Anthony Kiedis a trasformarlo in una canzone. Ne nasce una ballad malinconica intitolata Under The Bridge perché, sotto a quel ponte, Kiedis andava a rifornirsi di droga. Il brano è lontanissimo dall’energia del gruppo di Silverlake, da quel crossover funk, metal e rap che ne rappresentava la cifra stilistica. Eppure, diventa il singolo di maggior successo di Blood Sugar Sex Magik, l’album dei Peppers maggiormente apprezzato da pubblico e critica. E apre una nuova strada al gruppo.