Manager musicale, direttore artistico, produttore discografico e molto altro. E’ difficile descrivere in poche righe Massimo Bonelli. Con la sua iCompany si è ritagliato negli ultimi anni un ruolo importante nel panorama musicale italiano. Il suo nome è venuto alla ribalta dopo aver preso in mano (e rilanciato) il Concerto del Primo Maggio a Roma. Ma sono tantissime le produzioni che portano la sua firma e gli artisti con cui collabora. Ecco cosa ci ha raccontato.
iCompany negli ultimi anni si è affermata come una delle principali società di produzione nell’ambito della musica e dello spettacolo? Quali sono a suo avviso i vostri punti di forza, che vi hanno portato a collaborare con le principali realtà dello spettacolo?
L’idea di fondare un’azienda tutta mia è nata alla fine del 2014, poi a inizio 2015 abbiamo cominciato a lavorare come iCompany. Sin da subito ho pensato a come poter dare spazio e visibilità a questa azienda che arrivava giovanissima in un ambiente già super affollato come quello del mercato musicale. L’idea è stata quella di occuparci di diversi settori e di creare una sorta di network. Abbiamo stretto sin da subito collaborazioni con aziende di cui già conoscevo i titolari e con le quali avevo già avuto rapporti, con l’obiettivo di creare un sistema di partnership con operatori professionali nei diversi ambiti operativi. Questo è stato possibile perché iCompany si occupa di tanti aspetti, non soltanto di grandi eventi ma anche di discografia, produzione, edizioni, management e comunicazione, insomma queste competenze dell’azienda le abbiamo sempre agganciate a delle partnership specifiche che ci hanno aiutato a crescere in fretta. Successivamente, quando è arrivata la possibilità di organizzare e gestire artisticamente il Concerto del Primo Maggio abbiamo avuto un’accelerazione. Il Concertone è stata una vetrina che ci ha permesso di essere conosciuti ed apprezzati per le nostre virtù ma anche per i nostri difetti che, dopo otto anni, abbiamo corretto e man mano stiamo cercando di migliorare sempre più. Adesso operiamo in maniera serena e seguendo i nostri progetti, potendo anche scegliere cosa portare avanti e cosa invece non fare e questo è un grande privilegio e una fortuna per me e per noi.
In questo periodo siete impegnati su festival e produzioni diversi. In particolare il recente Meraviglioso Modugno a Polignano a Mare, l’Alghero Music Spotlight, in programma dal 9 all’11 settembre e il Cous Cous Fest, in programma dal 16 al 25 settembre a San Vito Lo Capo (Trapani). Eventi di questo tipo quanto tempo di preparazione richiedono? E soprattutto come avviene la scelta del cast artistico?
Questa del 2022 è un’estate molto intensa e ricca di impegni per me, per noi. Dopo due estati piuttosto tranquille, sono sinceramente felice di essere così attivo e anche un po’ stressato dalla quantità di eventi da gestire. In prima persona, ad agosto ho lavorato come event manager e direttore artistico anche al Kaulonia Tarantella Festival, adesso abbiamo appena chiuso in grande stile il Meraviglioso Modugno di Polignano a Mare che è andato in onda su Rai1, sabato 3 settembre in seconda serata e ha registrato un sorprendente ed ottimo 10% di share. Ora abbiamo all’orizzonte un settembre con l’Alghero Music Spotlight e il Cous Cous Fest. I tempi di preparazione variano da evento a evento, ognuno ha un suo tempo di organizzazione anche in base alle difficoltà e al tipo di impegno che ha a suo carico iCompany: alcuni eventi sono organizzati completamente da noi quindi sono più impegnativi, richiedono maggiore sforzo e più tempo. Invece, nel caso del Cous Cous Festival, ad esempio, mi occupo solo della direzione artistica per cui è un lavoro più intellettuale, di fino e anche un po’ di logistica (chiamare l’artista convincerlo a partecipare, spiegagli cosa vorresti faccia). Quindi direi che è tutto variabile a livello di tempistiche organizzative.
La scelta del cast la faccio sempre in base al tema editoriale di partenza, quindi nel caso dell’Alghero Music Spotlight, che è un festival che parla di musica attuale, il casting è fatto in base a quel tipo di artisti che raccontano la nuova musica. Quando mi occupo del Cous Cous Festival, che è un evento che parla di tradizioni, di contaminazioni, di territori e di culture diverse, preferisco scegliere un cast più “Word” e quindi l’Orchestra della notte della Taranta, Eugenio Bennato e poi anche cose più particolari come Pelù ed Ermal Meta che parlano del proprio libro.
A iCompany viene subito associato il Concerto del Primo Maggio. E’ indubbio che attraverso la sua gestione c’è stato un evidente rilancio di questo importante appuntamento. Per alcuni anni la manifestazione sembrava aver perso appeal verso artisti rock e indie, e sembrava più appannaggio del folk, tanto da suscitare anche ironia in una canzone di Elio e le Storie Tese. Qual è stata la ricetta per ridare nuova linfa al Primo Maggio?
Quando sono entrato in contatto con il Primo Maggio da organizzatore era il 2014 – 2015 e l’evento era un po’ in decadenza. Gli artisti non erano più interessati a partecipare, c’erano problemi economici, il cast era sempre un po’ un legato a linguaggi superati, era un po’ una liturgia degli anni Novanta che si iniettava del nuovo millennio. Quello che ho fatto è stato rendermi conto che il mondo era cambiato, l’era digitale ha portato nuova musica, nuovi concetti, nuovi linguaggi nel cantautorato italiano e nuovi generi musicali. Mi è subito sembrato lapalissiano che il Concerto del Primo Maggio dovesse tornasse a raccontare la musica attuale. Negli anni Novanta, quando è nato, il Primo Maggio era l’evento d’avanguardia della musica italiana, ci andavano gli artisti che in quel momento erano in crescita, che parlavano il linguaggio dei giovani e quello che ho fatto è stato semplicemente rimettere questo concetto al centro di tutto. Oggi al Concertone ci vengono gli artisti che rappresentano la musica attuale e quella di domani. Certamente qualche ospitata dei grandi del passato è giusto inserirla, ma l’idea è di dare vetrina alla nuova musica. Questa semplice intuizione inizialmente è stata molto criticata dalla stampa e anche un po’ dal pubblico, ma alla fine il rischio che abbiamo corso dall’inizio dal 2016 in poi, scegliendo un cast moderno e innovativo, è stato ripagato e oggi tutti riconoscono al Concerto del Primo Maggio il ruolo di incubatore della nuova musica italiana e l’evento, in questa nuova veste, è tornato ad essere seguito e vincente.
Nel suo curriculum c’è anche un libro: “La musica attuale. Come costruire la tua carriera musicale nell’era del digitale”. Quando e come è nata l’idea di scriverlo?
“La musica attuale”, è un libro-manuale per giovani artisti e descrive piuttosto dettagliatamente come funziona adesso la musica, con l’avvento dell’era digitale e come un artista si può rapportare a queste rivoluzioni del mercato musicale per riuscire ad affermarsi e ad avere successo. Ora ne sto scrivendo un altro che parla sempre di come gira la musica in questo momento, con un focus sul dietro le quinte del music business italiano. Spero di finirlo e pubblicarlo all’inizio del 2023. Parlerà quindi di musica e di meccaniche celesti nel back office del mercato musicale, quindi non soltanto per i musicisti ma anche per i miei colleghi e per chiunque voglia capire meglio “come e perché” girano le cose attorno alla musica in Italia in questo momento.
La pandemia ha messo in ginocchio il settore dello spettacolo e della musica in particolare. Nell’ultimo periodo il sistema si è rimesso in modo, seppur con qualche difficoltà. A suo giudizio qual è lo stato di salute del settore della musica live italiana?
Due anni complicati, drammatici per tutto il settore del live e per il mercato dei concerti. Quest’estate mi sembra di poter dire che è stata una un’estate di grande ripresa ed entusiasmo, euforia per tutti e con tanti concerti. È una sorta di bolla ma spero possa consolidarsi e restare così per i prossimi mesi e anni.