Vera Issel è una violoncellista affetta da distonia focale che ha fatto della sua malattia un dono con una precisa missione: dare voce agli emarginati e ai diversi attraverso la sua musica. La vita musicale di Vera è stata molto travagliata. Nasce come violinista, ma nel corso degli anni si è ritrovata a suonare: la viola, la viola da gamba, l’arpa ed infine il violoncello.
Da circa quindici anni soffre di una patologia chiamata “distonia focale del musicista”; una malattia di tipo cognitivo, inserita tra le malattie cosiddette “rare”. E’ una patologia invalidante, che “blocca” l’arto colpito (nel suo caso la mano sinistra) creando irrigidimento muscolare, spasmi, chiusura delle dita e in alcuni casi, dolore. La sua distonia è comparsa durante gli anni del conservatorio.
Per lei sono stati anni difficili sia emotivamente che fisicamente. Veniva trattata dagli insegnanti come una musicista priva di talento. Nessuno si è mai accorto del fatto che lei avesse un problema. Nel 2010, presa dallo sconforto di non riuscire a suonare a causa appunto degli spasmi muscolari che bloccavano dita, si trova costretta ad abbandonare la musica.
Se tutti dicevano di lei che mancava di talento, allora non valeva la pena continuare a perdere tempo provando a fare qualcosa che tanto non portava ad alcun risultato. Passarono gli anni e finalmente riuscì a dare un nome al blocco della sua mano. La prima cosa che fece, appena scoprì di avere la distonia, fu iniziare un percorso “riabilitativo”.
Sentiva la necessità non solo di lavorare sulla sua mano, ma anche di fare qualcosa che portasse sollievo alla sua anima che continuava a sentirsi ferita e giudicata. Inaspettatamente, a gennaio del 2020, il violoncello torna nella sua vita. Da due anni a questa parte si è riappropriata della musica, anche se ovviamente non suona più il suo strumento in maniera “classica”.
Per il momento ha riacquistato l’uso dell’indice e del medio della mano sinistra, spostandosi sulla tastiera del violoncello esclusivamente con queste due dita (utilizzando ogni tanto anche il terzo). Ha rinunciato all’esecuzione di brani da orchestra, dedicandosi solo ed esclusivamente all’improvvisazione e all’esecuzione di brani da lei composti.
Questo cambiamento l’ha portata a capire cosa vuole concretizzare attraverso la sua musica. Il suo progetto principale è quello di portare la sua cultura ebraica al pubblico e attraverso l’improvvisazione violoncellistica, suonare nei luoghi che sono stati scenario di crudeltà e sofferenza, come ad esempio l’ex manicomio di Collegno, dove ha “performato” varie volte nel corso del 2021. Il suo concerto porta il nome di “Shemà Israel” (ascolta Israele), dove unisce l’improvvisazione ai canti della tradizione ebraica.