In occasione dei cinquant’anni di Abbey Road (l’ultimo disco inciso dai Beatles e pubblicato il 26 Settembre 1969), Donato Zoppo ha pubblicato Something. Il 1969 dei Beatles e una canzone leggendaria. Questo suo libro era dedicato al capolavoro dei Fab Four e alla celebre canzone di George Harrison. Il 2019 è stato un momento assai felice per il giornalista sannitico, al centro dello showbiz italico per il libro su Lucio Battisti e reduce dal lavoro fatto a Piombino per Covergreen, la mostra sulle più belle copertine dei vinili storici. Quel libro (edito da GM Press per la collana Songs) l’abbiamo divorato, complice anche la sua forma tascabile. Questo nuovo va compreso partendo dal sottotitolo ossia Il 1969 dei Beatles il 1979 di Lucio Battisti, fantasticando da subito con la lettura dell’introduzione di Alberto Fortis, artista che nel 1982 era ai mitici Abbey Road a registrare il suo album Fragole Infinite. In ogni caso Un nastro rosa a Abbey Road è da avere perché è arricchito dalle prefazioni di Michelangelo Iossa e Paolo Morando, dalle interviste con coloro che hanno collaborato con Battisti (da Geoff Westley a Ilvio Gallo), dagli interventi critici di Ernesto Assante, Maurizio Baiata, Massimo Bonelli, Gino Castaldo, Valerio Corzani, Rolando Giambelli, Mario Giammetti, Federico Guglielmi, Roberto Manfredi, Carla Ronga, John Vignola, Fabio Zuffanti.
L’approccio con cui dovete leggerlo è quello del cultore di musica che si riconosce curioso e vuole sapere tutto su due geografie, due mondi, due epoche: sono distanti tra loro 10 anni e basta? Vi sono punti di contatto, più o meno reconditi o ancestrali? Da un punto di vista biografico è indubbio che questo libro racconta due celebri brani nati al termine di due decenni: George Harrison e i Beatles chiudono gli anni ’60 con “Something”, Lucio Battisti e Mogol inaugurano gli anni ’80 con “Con il nastro rosa”. Lo psicologo americano Todd Barrett Kashdan definisce la curiosità come “uno stato motivazionale associato all’esplorazione e all’accumulazione di conoscenza”. L’interesse per l’apprendimento e la voglia di scoprire gli aspetti celati sono elementi studiati in diverse discipline e non sempre è stata data loro un’accezione positiva. Questo perché Kashdan nella sua ricerca esplora il motivo per cui le persone soffrono (dall’ansia normale a quella patologica): ma noi siamo fanzinari e quindi la nostra curiosità (così ben esaltata nel lavoro di Donato Zoppo edito da Pacini) è anche fatta di ganci e nessi, sincronici contatti a cui non interessa più di tanto se sono passati 10 anni tra due belle pagine di storia musicale.