Dr. John, “The Last Waltz”… e Renzo Arbore
Primavera del 1958
Ronnie Barron e Mac Rebennack, due ex compagni di classe nel collegio gesuita di New Orleans, hanno iniziato a suonare insieme condividendo una grande passione per jazz, blues e R&B. Ronnie è un tipo stravagante: già nei giorni del liceo aveva creato un proprio alter ego artistico, il Reverendo Ether, personaggio funambolico che destava curiosità nel pubblico. Il suo amico Mac era rimasto sbalordito dai risultati di questa operazione e, da sempre attratto dalla religione e dai riti voodoo che a New Orleans sono di casa, aveva pensato insieme a Barron di creare un altro personaggio da palcoscenico ispirato alla figura di un certo Dottor John, principe senegalese, sciamano e guaritore spirituale giunto nella città della Louisiana da Haiti. Abitava a Bayou Road e diceva di aver avuto 15 mogli e 50 figli! Con lui vivevano serpenti e lucertole, si agghindava con spille fatte da animali essiccati come scorpioni o usava pendagli con piccoli teschi umani e una infinità di altri amuleti voodoo che dovevano proteggerlo dalle influenze del maligno. Mac pensò che il personaggio del Dottor John fosse perfetto per lanciare la carriera di Ronnie Barron. In realtà il progetto naufragò ma, ironia della sorte, fu lo stesso Mac Rebennack nel 1968 a utilizzare lo pseudonimo di Dr. John, the Night Tripper (il viaggiatore della notte) immergendosi nella cultura e nei ritmi di New Orleans. Nel giorno del ringraziamento del 1976, fu invitato sul palco del Winterland di San Francisco per la fantastica serata The Last Waltz, il concerto d’addio di The Band con Bob Dylan, Neil Young, Eric Clapton e decine di altri grandi ospiti ripresi dalle cineprese di Martin Scorsese, Dr. John (non a caso) eseguì quella Such A Night destinata a diventare uno dei suoi grandi classici. Che anche il grande Renzo Arbore riprenderà, in versione spiritosamente ironica, intitolandola Smorza ‘E Llights: