Massimo Donno e il canto sommesso della lontananza

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Nel suo nuovo album il cantautore salentino torna all’ambientazione intima di “Partenze”

Frutto di passione e coerenza, di ascolti preziosi e collaborazioni eccellenti e affinato nel corso di una lunga gavetta, il lavoro di Donno affonda le radici nella tradizione più nobile della canzone d’autore classica (con particolare riferimento all’immaginario lirico di Fossati), sostenuto da una consumata padronanza di metrica e parola. 

Pur muovendosi lungo sentieri in parte tracciati, il disco non lascia alcun retrogusto di naftalina, grazie al tono garbato dell’esposizione e grazie ad un senso della misura che avvicina gli arrangiamenti e il suono ad un’essenzialità zen, appena speziata di umori mediterranei, più che ad un certo glabro cantautorato oltranzista per voce (stonata) e chitarra (scordata).

“Lontano” è un album delicato e intimo che ruota intorno al sentimento del tempo, della distanza e dell’appartenenza, riprendendo, dopo la digressione di “Viva il Re!”, il discorso già intavolato in “Partenze”. Un album che non fa la voce grossa, che disdegna le scorciatoie e che saprà gratificare chi gli conceda la giusta attenzione, senza fretta.

Ospiti d’eccezione, sempre al servizio dell’opera e mai sopra le righe, Nabil Bey, Alessia Tondo, Mariella Nava, Rachele Andrioli, Redi Hasa, Gabriele Mirabassi, Ferruccio Spinetti e Petra Magoni, Alessandro D’Alessandro, Marco Bardoscia, Daniele Sepe e Juan Carlos “Flaco” Biondini.

Massimo Donno, ”Lontano” (Squilibri, 2022)

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