Grande ritorno a Roma per i Maneskin. La band romana è tornata a esibirsi per la prima volta nella città che gli ha visti crescere dopo il successo internazionale, che è iniziato nel 2021 con la doppia vittoria al Festival di Sanremo e all’Eurovision Song Contest. Sabato 9 luglio oltre 70 mila persone hanno invaso pacificamente il Circo Massimo, per l’evento speciale inserito nel programma di Rock In Roma. Pubblico di ogni tipologia: anche tante famiglie con bambini, e molti arrivati anche dall’estero: non è passata inosservata una ragazza che nelle primissime file mostrava al cantante Damiano un cartello con la scritta “Translate please!”, chiedendo di tradurre volta per volta le sue dichiarazioni.
Una giornata rovinata solo da alcuni incendi che hanno interessato la capitale, e i cui fumi si potevano vedere sin dal Circo Massimo (un maxi rogo a Centocelle e la distruzione di una bancarella di libri a piazzale Flaminio). I Maneskin hanno attaccato poco dopo le 21 con “Zitti e buoni”, il brano con cui hanno trionfato lo scorso anno a Sanremo e all’Eurovision di Rotterdam. Il vocalist Damiano David, vestito con un completo di pailettes nero, ha dimostrato una particolare duttilità vocale, ed è stato ben supportato dai suoi compagni: il virtuoso della chitarra Thomas Raggi, che ha avuto alcuni momenti per dimostrare le sue peculiarità tecnica, e la sezione ritmica, che non ha mai perso un colpo, composto dal batterista Ethan Torchio e dalla bassista Victoria De Angelis, che per l’occasione ha sfoggiato un mini reggiseno a quadrati.
La scaletta ha inanellato in sequenza “In nome del padre”, “Mammamia”, “Chosen”, la cover “Womanizer” (tratta dal repertorio di Britney Spears), “La paura del buio” e il recente singolo “Supermodel”. Emozioni intense su “Coraline”, probabilmente la migliore canzone scritta dalla band, che è poi tornata a regalare adrenalina con “Close to the Top” e una bella versione di “Amandoti” dei CCCP, e al termine della quale hanno rivolto un pensiero a Manuel Agnelli degli Afterhours, che li aveva in squadra a X-Factor e con cui hanno condiviso momenti importanti.
Rock energico su “I Wanna Be Your Slave”, cui ha fatto seguito la delicata cover di “If I Can Dream” di Elvis Presley, per poi rimettere la quinta con brani del calibro di “For You Love”, “We’re Gonna Dance on Gasoline” e le imtimiste “Torna a casa” e “Vent’anni”. Per la prima volta è stato proposto un brano inedito, che Damiano ha definito una sorta di “demo”, in quanto non ha ancora un titolo e una versione definitiva. I Maneskin hanno regalato un finale al fulmicotone con “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges, “Beggin’” (ormai sempre più un pezzo dei Maneskin, che fa dimenticare la versione originale dei Four Seasons), “Morirò da re”, “Touch Me” e “Lividi sui gomiti”. Nel corso del concerto c’è stato spazio anche per un po’ di critica sociopolitica. La band ha ribadito durante “Gasoline” il proprio no alla guerra in Ucraina: “E anche se a qualcuno dà fastidio, continuiamo ad urlarlo: Fuck Putin, fuck la guerra, fanculo i dittatori. E a chi non è d’accordo: Fuck”. Poi la bandiera arcobaleno per il finale, dove la band ha invitato sul palco una ventina di fortunati spettatori che hanno ballato insieme alla band.