Si intitola “Message” il disco d’esordio del chitarrista Max Ferri, pubblicato dall’etichetta Ultra Sound Records. Un progetto che si presenta come un mix esplosivo di jazz, rock e funk in cui emerge anche una forte alchimia tra i componenti della band completata da William Nicastro al basso, Giorgio di Tullio alla batteria. Ecco cosa ci ha raccontato Max Ferri in merito a questa nuova avventura.
Max per prima cosa parliamo della storia di questo progetto: come è nato questo Trio e come è cominciato questa nuova avventura?
Questo progetto è stato nell’aria per molto tempo, più volte stava per concretizzarsi e poi per un motivo o per un altro finiva per arenarsi. Io e Giorgio Di Tullio ci conoscevamo già e spesso si era parlato di far qualcosa assieme poi un giorno lo sentii suonare con William Nicastro e fu come una folgorazione! Avevano un’energia pazzesca e linguaggio extra-colto, alla fine della loro esibizione gli parlai subito del mio progetto e da lì nacque tutto. Abbiamo iniziato subito a fare concerti e a lavorare su del materiale originale: ero entusiasta, tutto girava meglio di come me lo sarei immaginato. Dopo meno di un anno siamo entrati in studio ed è nato “Message”!
Un disco che abbraccia in pieno la poetica jazz rock contaminato anche dal funk: ti va di descrivercelo brevemente?
Non è facile trovare un’etichetta adatta alla nostra musica, almeno non lo è per me. Infatti quando me lo chiedono dico proprio: Jazz, Rock e una spruzzata di Funk! In realtà penso ci sia di più, gli ingredienti principali sono quelli ma avendo suonato e ascoltato di tutto si possono leggere tra le righe molteplici influenze. È, per così dire, la mia personale sintesi di tutto quel che mi è piaciuto davvero musicalmente parlando.
In questo disco ci sono anche dei brani originali e degli standard che ovviamente avete rivisitato: ci vuoi parlare di questa scelta?
Per tutti gli amanti del jazz gli standard sono uno studio obbligato e ad un certo punto inizi ad avere i tuoi preferiti: Inner Urge e Yes or No sono tra questi. È un processo piuttosto naturale il fatto di personalizzarli fino a renderli quasi propri.
Una curiosità: cosa ti affascina di più di questo linguaggio e di questa poetica musicale?
Del linguaggio jazzistico amo la complessità che si è sviluppata attraverso tutta la sua storia, linguaggio che, miscelato con l’energia e l’espressività del fraseggio rock e blues, diventa per me irresistibile.
E inoltre quali sono le potenzialità espressive di questo tipo di formazione?
Il trio per un musicista non è una formazione facile, ma gradualmente, facendone l’esperienza si riesce a godere della libertà che offre. In più permette un’interazione tra i musicisti che può arrivare ai massimi livelli di intimità.
Live o studio cosa preferisci di più?
Sicuramente il Live! C’è da dire che la sessione di registrazione di “Message” è stata praticamente live ed è stata “speciale”; è più frequente però che certe magie accadano dal vivo, sarà per l’energia del pubblico.
Ci sono anche dei concerti o dei nuovi progetti che vuoi segnalarci prima di lasciarci?
Certo! Vorrei segnalarti i MACH 6, un sestetto di jazz elettrico composto da eccellenti musicisti capitanati da uno dei miei guru musicali: Alberto Mandarini. Nel 2020 abbiamo pubblicato il nostro primo album “Take Off” che è possibile ascoltare su tutte le piattaforme streaming. Il Prossimo concerto con il MF3 sarà il 29/6 a Milano presso Mare Culturale Urbano, seguiteci sui social per rimanere informati sui prossimi concerti.