Un progetto musicale concepito come fosse l’ultimo, e allo stesso tempo vissuto come il primo.
È “Bart Forever”, il nuovo disco di Bartolini uscito per Carosello Records. Anticipato dai singoli Forever, 108 e Luci, arriva due anni dopo il suo album d’esordio “Penisola”, e a tre anni di distanza dal suo primo Ep “BRT Vol.1”.
Prodotto con l’aiuto di Jesse Germanò, Andrea Messina e Matteo Domenichelli, il disco è impreziosito dai featuring con European Vampire in Settimane (prod. Riccardo Fuffolo); Lil Kvneki in Non piove e Thru Collected in Luci (prod. Arssalendo). Chitarre ruggenti, ritmiche serrate e ritornelli memorabili danno vita a un sound personale e curatissimo, ispirato da artisti internazionali come Jean Dawson e Dominic Fike. Ventisette anni, la provincia nel cuore e la metropoli in testa, Bartolini si guarda allo specchio e racconta quello che vede: “Bart Forever è un omaggio alla mia adolescenza che sembra essere infinita, al fatto che ero e probabilmente resterò sempre così, un bambino di provincia. Da sempre assuefatto, e allo stesso spaventato dal mondo esterno, qui provo in qualche modo ad affrontarlo, parlando del cambiamento che avviene mentre nemmeno te ne accorgi”.
Nato e cresciuto a Trebisacce, piccola realtà calabrese affacciata sul mare, viene adottato oggi da Roma e prima da Manchester, da cui assorbe e fa suo un britpop elegante e ricercato. Guarda indietro al suo passato e svela un universo intimo, fotografando un quadro complesso di polaroid senza filtri. Sono immagini a volte sfuocate e altre molte nitide, in alcuni casi dal sapore dolce e in altri amaro. Sicuramente importanti, come solo le fotografie dell’adolescenza possono essere, quelle destinate – appunto – a durare per sempre. Tra britpop, indierock e new wave, l’immaginario cantato da Bartolini ha le occhiaie tatuate, il sapore delle prime sigarette, l’energia dei fulmini incontrati per strada, la disperazione delle pistole puntate contro sé stessi, la solitudine dei treni persi e delle parole non dette. C’è la voglia di ricostruirsi dopo un lutto importante, la volontà di ritrovarsi dopo un’emergenza sanitaria che ha cambiato il mondo. “Non sono stati anni facili, sto ancora cercando di capire chi sono e che cosa voglio, la pandemia è stato un tunnel emotivo che mi ha portato molte volte a pensare di smettere, ci ho messo un po’ a ritrovare l’entusiasmo e ci sono riuscito ripartendo da zero” ha detto l’artista. Le canzoni di “Bart Forever” sono meno eteree e sognanti rispetto al primo Bartolini, più crude e dirette. Le atmosfere sono quelle da “California marcia”, ben rappresentata da Davide Rossi Doria, direttore creativo e grafico del progetto, e abilmente raffigurata nel video del singolo Forever, diretto da Simone Bozzelli, promessa del cinema di domani e già firma di I wanna be your slave dei Maneskin. Un disco che andando a ritroso sarebbe perfetto per la serie “The O.C.”, il teen drama cult ambientato nel quartiere californiano di Orange County, e non a caso suona nella colonna sonora dell’ultima stagione di Summertime – la serie originale italiana Netflix prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios, che ha scelto dall’album i pezzi Mon Amour e Schiena, e dal repertorio di Bartolini Controvento, Astronave e Sanguisuga. Sarebbe facile definire Bartolini un cantautore generazionale, ma si rischia di essere riduttivi. È piuttosto una creatura unica e ibrida, a cavallo tra due mondi – quello cresciuto nell’analogico e quello nato nel digitale – che riesce a rappresentare entrambi. Le nove tracce di “Bart Forever” dimostrano la sua capacità di essere trasversale, e l’abilità non comune di curare il processo creativo a 360 gradi, dalla produzione alla parte autoriale. Bartolini sperimenta e si lascia influenzare da ogni genere, che sia rock o punk, indie o elettronica, riuscendo a creare un suono avvolgente, singolare e ultracontemporaneo, il suo.