Da qualche settimana le radio continuano a fare ascoltare un brano che ci fa subito pensare all’estate. La canzone si intitola “Ci vorrebbe un’app” e a cantarla è Margot Ferrari, una showgirl promettente, intonata (senza l’ausilio di un autotune), spontanea e sorprendente. Capace di coinvolgere il pubblico con la sua simpatia e al tempo stesso con un grande carico di sensualità, Margot ha lanciato, con questo brano, un tormentone divertente che contiene in sé un messaggio molto più incisivo di quel che potrebbe sembrare.
Margot, Ci vorrebbe un’app è il tuo esordio con una canzone inedita. Sta rispondendo alle attese?
Direi proprio di sì! Essendo alla prima esperienza non volevo lanciarmi subito con una canzone estremamente impegnativa. Mi piaceva l’idea di raccontare qualcosa di vero, con la possibilità di giocare, senza prendermi troppo sul serio. Cercavo un brano semplice sotto tanti punti di vista e Scognamiglio è stato bravissimo a cucirmi addosso questo pezzo.
In che termini è un brano che racconta qualcosa di “vero”?
Ciascuno di noi usa le app per fare ogni cosa ormai, persino la spesa. L’app non ci fa domande, non ci giudica, ma ci aiuta. A qualcuno magari potrà sembrare un testo banale, o adatto solo ai ragazzini, ma siamo molto più ingabbiati in questa realtà tecnologica di quanto non possiamo immaginare. Credo siamo riusciti, con una provocazione, a dare leggerezza con un brano ballabile, adatto a tutti.
E nella realtà virtuale, invece, quanto ci può essere di vero?
Dipende da come la usiamo e da cosa ci aspettiamo da questa. Se la interpretiamo come un gioco o come una possibilità utile a rendere tutto più rapido, allora sarà vera. Ma non possiamo fermarci a quella. È sempre più importante ciò che si vive di persona: magari è meno magnetica, ma è più autentica. E per questo più bella.
Tu hai sempre voluto fare la cantante?
Sì. Mi ha sempre affascinato l’idea di fare la showgirl. Un giorno con il teatro ho scoperto la possibilità di essere ballerina, cantante e attrice allo stesso tempo: da quel momento mi sono innamorata di questo lavoro. Così si sono create anche occasioni per presentare alcuni eventi.
Hai dei punti di riferimento?
Mi è sempre piaciuta Lorella Cuccarini. Ma poi ovviamente anche Raffaella Carrà e Heather. Sin da piccola le imitavo, sognando una carriera come la loro. Presentatrici, ballerine, cantante, attrici: sono complete! Magari poter fare come loro; la strada so che è lunghissima, ma se si sogna è giusto farlo fino in fondo. Per quest’estate sto già preparando qualcosa di nuovo: un altro singolo in cui potrò esprimermi ancora di più come ballerina e cantante allo stesso tempo. Non vedo l’ora!
E tutto questo senza aver mai studiato canto?
Mai. L’idea di studiare canto in realtà c’è stata in passato, ma tra i tanti impegni non c’è mai stata la possibilità di farlo.
I tuoi genitori che dicono di questo successo?
Sono felicissimi, come lo sono sempre stati per me quando mi hanno vista felice. A dire il vero, però, l’unico che davvero mi ha sempre appoggiato nella mia passione è stato mio zio. Lui ha sempre creduto in me, accompagnandomi ai provini a Roma.
Nessun altro ti ha spinta a cantare?
Inconsciamente i miei amici, che mi conoscono sotto tutti gli aspetti e mi sostengono da sempre, sin da quando uscivamo i primi tempi per andare al karaoke e mi spronavano a cantare. Succede ancora oggi in effetti!
Da quel che racconti e dal tuo sorriso emergono una grande positività dentro di te.
Mi piace trasmettere serenità. È un’energia che arriva. Forse anche per questo divento spesso un punto di riferimento per tanti amici. Mi chiamano per consigli, ho aiutato a formare un sacco di coppie, potrei aprire un’agenzia matrimoniale! Scherzi a parte, mi lusinga tantissimo questa stima ma soprattutto mi piace poter essere un esempio di positività.
Dopo questa canzone non hanno iniziato a chiederti suggerimenti anche musicali?
In effetti sì! Alcuni mi hanno inviato dei video, chiedendomi cosa pensassi di certi brani. Sanno che da me avranno sempre una risposta molto schietta. Ho un carattere molto forte, forse troppo a volte. Sono trasparente, dico quello che penso e sono quello che si vede. Ripeto, ciò che siamo è sempre più importante di ciò che vogliamo far apparire.