Santana nella primavera del 1970 è in un albergo di New York e, dopo essersi affacciato alla finestra della sua camera, vede uno strano personaggio che cattura la sua attenzione…
New York, primavera del 1970. Dopo la consacrazione mondiale ottenuta qualche mese prima sul palco del Festival di Woodstock, Carlos Santana si trova nella Grande Mela. È una domenica pomeriggio e il chitarrista si sta rilassando nella sua camera d’albergo. A un certo punto apre la finestra per prendere una boccata d’aria fresca. Guardando giù, vede uno strano personaggio che cattura la sua attenzione. Lo ricorda così: “Mi sembrava ubriaco anche perché avevo notato che spuntava una bottiglia di whisky dalla tasca della sua giacca. Con sé aveva anche un sassofono”. Santana non riusciva a non guardarlo anche perché lo vedeva in lotta con sé stesso: non sapeva se portare alla bocca il sassofono o la bottiglia di whisky.
“Di colpo”, ha raccontato Santana, “ho sentito una melodia che mi nasceva in testa. Ho preso la chitarra e l’ho suonata al primo colpo”.
Poco tempo dopo, negli studi di Wally Heider a San Francisco, Santana registra il suo secondo album in studio, Abraxas, destinato a diventare leggenda. Il disco ospita anche lo strumentale nato dall’osservazione di quell’ubriacone a New York. Carlos l’ha voluto intitolare Samba Pa Ti, e cioè “un samba per te” e diventerà uno degli strumentali di chitarra più famosi di sempre, capace di far innamorare milioni di copie in tutto il mondo…