Due leader politici giamaicani si stringono la mano sul palco durante una famosa maratona reggae, spinti a farlo da Bob Marley mentre esegue “Jammin'”… un atto fortemente emblematico che non mise fine alle ostilità, ma…
22 aprile 1978
Lo stadio National di Kingston, in Giamaica, è stato scelto per ospitare quella che qualcuno ha definito la “Woodstock del terzo mondo”, una maratona reggae di fronte a 30mila persone con le più grandi star dell’isola. Incluso, ovviamente, il “profeta” di quella musica, Bob Marley.
Dopo esser scampato a un tentativo di omicidio due anni prima, Marley si era trasferito a Londra, protetto dal suo discografico Chris Blackwell. Aveva deciso di tornare perché nella sua terra era ormai in corso una vera e propria guerra civile tra la fazione capeggiata dal premier giamaicano Michael Manley, leader del People’s National Party e dal rivale politico Edward Seaga, capo del Labour Party. Le politiche socialiste del primo, sulla scia di quelle cubane, avevano indebolito fortemente l’economia dell’isola caraibica e l’avevano screditata agli occhi dell’Occidente. I due leader avevano messo in atto una vera guerra assoldando bande di mercenari che si scontravano.
La musica sembrava l’unico possibile mezzo di mediazione. E così, al culmine di quell’evento, intorno a mezzanotte, Marley aveva invitato i due leader sul palco e nel bel mezzo di Jammin’, uno dei suoi grandi classici aveva fatto in modo che si dessero la mano… un atto fortemente emblematico che non mise fine alle ostilità ma consacrò la figura di Marley anche a livello politico.