Il terzo sigillo
Con un percorso privo di soste i toscani Bluagata dal 2017 ad oggi hanno dimostrato di credere nella propria musica, non mutando la linea di tiro, sigillata su un rock dalle timbriche cupe, che chiamano in causa certo gothic rock anni ’80. Quindi direi i primi The Cult quando si chiamavano ancora Southern Deth Cult, i Bauhaus e The Sisters Of Mercy. Dei primi due rievocano un tocco notturno ricco di atmosfere, mentre dagli ultimi ereditano l’approccio rock delle chitarre, come dimostra “Resto qui”. Non mancano inserti di elettronica ed un approccio attuale, che testimonia come i Bluagata non vivano nel passato, ma sono consapevoli di far parte del rock del terzo millennio. Ascoltatevi a tal proposito “Comodità” e soprattutto “Non si vede”, superbo collage schizofrenico tra vocalità e ritmiche.
Quattro Mani” dal ritmo irresistibile, ha le caratteristiche per diventare un hit, anche se i tre singoli sin qui pubblicati, accompagnati da altrettanti ottimi videoclip professionali, sono le citate “Comodità”, “Resto Qui” e la spettrale “Persone Vuote”, che mescola Bluvertigo e Tool e le ultime produzioni dei grandi Blue Oyster Cult.
Anche la seconda parte dell’album conferma i Bluagata come una band originale, capace di muoversi agile nella stesura dei testi mai banali e di trovare soluzioni strumentali inedite. “Un asteroide” ha persino un taglio post rock, mentre le chitarre taglienti di “Sei davvero tu” e “Palazzi” si adeguano ad una melodia a serpentina che il cantato tiene sempre in asse.
Ed appunto il collante di tutto è il canto di Alessia e Margherita, entrambe anche al synth, che si alternano e si mescolano, mentre il tappeto strumentale di Federico (batteria), Folco (chitarra) e Lorenzo (basso) è sempre solido e sicuro.
Inoltre i Bluagata possiedono un’immagine coerente, elemento non trascurabile, che dovrebbe aiutarli a trovare la visibilità che meritano.
Bel disco davvero!