LambStone – Higher Deeper (VRec/Audioglobe, 2022)

Tempo di Lettura: 2 minuti

Un secondo album che è l’essenza del rock!

Con una crescita costante, costruita con concerti importanti, dove si sono misurati sui palchi del Pistoia Blues e di spalla agli L.A. Guns, i milanesi LambStone tornano con un secondo album che stilisticamente mantiene le caratteristiche dell’apprezzato esordio “Hunters & Queens” del 2017, ma che è un netto balzo in avanti in termini di scrittura.

L’approccio è quello tipico del post grunge, quindi un rock virile e moderno; che discende da antenati illustri come Nirvana e Soundgarden; che ha nel cantante Alex Di Bello il cuore pulsante, sui cui le chitarre di Giorgio Ancona e Ale Ancona, trovano sempre modo di mettere carburante ad alto voltaggio, sostenute da una sezione ritmica impeccabile. Il tutto gestito magnificamente da un luminare del banco di regia come il produttore Pietro Foresti.

Si parte con una sorpresa notevole: il rifacimento in chiave rock di “Sign Your Name” di Terence Trent D’Arby, che suona rovente e credibile, per poi proseguire con “Waste” e “Home”.

Colpiscono allo stomaco le ballate elettriche “Higher” e “Revenant”, veramente belle ed emotive, cariche di un trasporto che ai Nickelback, oramai troppo laccati, manca da tempo.

Il videoclip è diretto da Fabio Bastianello

Ed è proprio il gruppo canadese, il riferimento più vicino ai LambStone, che non compie un solo passo falso anche nelle successive “Falling”, con una chitarra liquida, molto Peter Frampton, mentre “My Siren”, con echi di Alter Bridge (del cantante Myles Kennedy, anche con Slash) e Silverchair, è uno dei pezzi più potenti del disco, condito ancora una volta da una prestazione vocale eccellente.

Dieci brani, impossibile non citare la chiusura potente di “Deep”, poco più di quaranta minuti, proprio come i grandi rock album di una volta, l’essenziale, nulla di più, per rendere ogni ascolto un concentrato di energia.

Il rock non necessita di tanti segreti, forse un solo: l’attitudine, ovvero essere credibili, e in questo senso i cinque LambStone non tradiscono. E lo dimostrano anche in concerto, dove ho avuto la fortuna di ascoltarli e vi garantisco che sono adrenalina pura.

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