Esce in questi giorni Nudo diario irregolare di vita vissuta e arte varia. Più che un’autobiografia in senso stretto, quello di Michael Pergolani è un romanzo pantagruelico innescato dall’urgenza della memoria e percorso dal soffio prepotente della vita, che non conosce argini né logica diversa dal sentire e registrare senza filtri la libera associazione di pensieri, impressioni e ricordi in un andirivieni capace di deformare la percezione stessa del tempo e dello spazio. Gli incontri (quelli reali e quelli immaginati), la musica (tanta musica), i viaggi, gli innamoramenti e le perdite si rincorrono in un flusso di coscienza che travolge lettere maiuscole, consecutio e argini sintattici, lasciando dietro di sé sponde scardinate, sogni, cuori ebbri o infranti, fotografie color seppia, neologismi. E in questa sfrenata e variopinta giostra libertaria, il compagno di classe Guglielmo Pallesecche e il doganiere con la faccia-da-cazzo sono veri e vivi e abitano la storia con la stessa dignità, diritto e necessità di un George Harrison o di un Mick Jagger.
Tra le macerie del dopoguerra tedesco e le luci della Swinging London, passando per una Roma neorealista e per un’infinità di altre geografie fisiche e sentimentali, Pergolani disegna con tratti incisivi e umorali una vicenda – la sua e quella della sua generazione – che, vertiginosamente in bilico fra sberleffo e tragedia, rivela in filigrana i contorni di un’epoca straordinaria e irripetibile. “Nudo” è un libro sorprendente, tenero, debordante, imprevedibile e profondamente umano, come il suo autore. Come si fa a non amarlo?
Michael Pergolani, “Nudo” (L’Altracittà, 2022)