Un festival diverso, soprattutto perchè – una volta tanto – non sono presente in sala stampa ma lo seguo dal comodoso divano del salotto. Frittatona di cipolle monoporzione (mia moglie non m’assisterà nel compito, preferendo una serie Netflix alle canzonette), birra gelata, tifo indiavolato (ma per chi poi?!?) e… flato libero!
Prima di iniziare la cronaca permettetemi un paio di considerazioni al volo. La prima è che, se esiste una cosa che il Festival di Sanremo è riuscito a fare (e bene) negli ultimi anni, è un progressivo, veloce svecchiamento dell’audience, imponendosi come uno show fortemente gradito e seguito anche dai più giovani: dagli attempati telespettatori con il plaid sulle gambe ai giovani amanti della musica liquida, armati di smartphone! Un peso fondamentale in questo processo di lifting è da attribuirsi certamente al ruolo dei social, in grado di coinvolgere e divertire, rappresentando per l’evento una enorme cassa di risonanza mediatica. Già ieri, fin dalle prime battute della serata inaugurale, hanno cominciato a diffondersi viralmente sulla rete meme e tweet di ogni tipo, davvero spassosi e fantasiosi. Eccone alcuni, che personalmente trovo geniali:
La seconda è decisamente più amara, gusto che purtroppo ricorrerà spesso in quello che leggerete successivamente. Già da ieri sera, inaugurazione ben descritta dalla collega Stefania Schintu, l’elemento più concreto è che Sanremo, edizione dopo edizione, è sempre più “altro” e sempre meno musica. L’anno scorso ci si lamentava della mancanza di pubblico in sala ma, d’altronde, non essendoci Musica (quella con la M maiuscola, salvo qualche rara eccezione)… a cosa mai sarebbe servito?!? Ad applaudire i siparietti in stile villaggio vacanze del duo Amadeus-Fiorello, quest’anno ribattezzato Amarello?!? Avendo già ascoltato tutti i brani in preascolto qualche giorno prima dell’inizio della gara, cercherò il più possibile di dimenticare le valutazioni da me espresse in quella provante esperienza ed immaginandomi di ascoltarli stasera per la prima volta, curioso anche di annotare se l’esecuzione live con l’orchestra riesca nell’arduo compito (qualche volta è capitato) di salvare qualche precedente bocciatura. Anche per contestualizzare i giudizi che da qui emetterò, mi piace sottolineare qualcosa di positivo nella prima dozzina di artisti che si sono esibiti ieri: Michele Bravi (anche se la canzone non è esaltante, lui è un ragazzo molto interessante e personale), Massimo Ranieri (anche se non perfetto vocalmente ma – statene certi – si rifarà nei prossimi giorni), il vestito di scena di Rkomi (un po‘ Elvis al Comeback Special 1968, un po’ fetish) e le pecette di nastro nero sui capezzoli di Victoria De Angelis dei Maneskin, che facevano molto Wendy O. Williams dei Plasmatics. Su tutto il resto… che cali il più che necessario oblio. Giusto un sorso di birra per prendere coraggio e si va ad incominciare. L’orchestra accorda gli archi, parte la sigla. Come era prevedibile subito una standing ovation per la scomparsa di Monica Vitti ma la gara incombe e non fa sconti a nessuno, quindi…
Sangiovanni – Farfalle: Il detto consiglia di non scherzare coi santi ma il nome dell’artista, in rapporto alla pochezza del brano, è un assist perfetto sotto canestro! Lui è un rullo compressore di stream ma a parte questo (e ai numeri impressionati raggiunti) la canzone è davvero inesistente, anche sottilmente fastidiosa. Musica leggerissima, praticamente non la vedi, non la senti! Alcuni sono convinti che arriverà… Sesto! Voto 5 / Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia: Look da camallo del porto di Genova con canotta nera, il look non rende giustizia a quello che probabilmente è il miglior cantautore italiano della sua generazione, che presenta un bel pezzo narrativo, coerente, scritto non per piacere a tutti. Tra il parlato ed il cantato, con coraggio, consapevolmente in controtendenza. Voto 6 1/2 / Le Vibrazioni – Tantissimo: In fase di preascolto non mi erano dispiaciuti ed avevo ipotizzato una buona resa dal vivo, per questo brano che ricorda i Franz Ferdinand. La simpatica tamarraggine di Sarcina e compagni non basta a confermare le mie aspettative. Amadeus li presenta come esponenti del “rock puro”, che sul palco dell’Ariston si trasforma in un pop neanche molto ispirato. Con il ritratto di Stefano D’Orazio sulla cassa della batteria. Voto: 5 1/2 / Emma – Ogni volta è così: Ballatona potente con punte drammatiche, cantata a pieni polmoni e con una lacrimuccia conclusiva (anche lei si sente un po’… Maneskin?!?) Look coraggioso, non particolarmente elegante. Piacerà sicuramente ai suoi fan, a me meno. Voto: 5 1/2 / Matteo Romano – Virale: Titolo tristemente evocativo di questi tempi… ma qui ci si riferisce al web in un brano molto teen che, a giudicare dal risultato, soffre di una “connessione” penosa. Un consiglio: cambiare provider. Voto: 4Iva Zanicchi – Voglio amarti: Ma perchè un nome della sua levatura (l’unica donna ad aver vinto, anche se molto tempo fa, tre festival), con una bella carriera televisiva e un servizio soft-core su Playboy 1979 dove fece peraltro la sua figura… deve andare a Sanremo con un brano così datato e scontato?!? Voto: 4 / Ditonellapiaga con Rettore – Chimica: C’è da chiedersi innanzitutto chi delle due sia la più giovane. Donatella torna al festival dopo 27 anni d’assenza, senza che l’energia l’abbia abbandonata. La coppia stralunata funziona e in questo electropop uptempo (che fa tornare in mente I Feel Love di Donna Summer) le due si divertono e fanno divertire. Voto: 6 1/2 / Elisa – O forse sei tu: Finalmente qualcosa che vale davvero la pena ascoltare! Dopo 17 anni dal suo trionfo con Luce (tramonti a nord-est), la Toffoli incanta con un’atmosfera disneyana ricca di poesia, candidandosi al podio finale. Voto: 7 / Fabrizio Moro – Sei tu: Se Elisa hai dei dubbi nel titolo… il bel Moro invece è sicuro, dimostrando anche come il passaggio del tempo sia un ineluttabile dato di fatto. Il brano è parte della colonna sonora del primo film che Moro firma da regista, Ghiaccio. Messa da parte la poderosa rabbia del passato, propone una ballad carina sorretta dal pianoforte. Niente di eclatante, ma visto il piattume generale… Voto: 6 / Tananai – Sesso occasionale: Speriamo almeno protetto. Brano Invotabile, inqualificabile e mal cantato. Qualcuno dovrebbe spiegare come un pezzo del genere venga ammesso alla finale. Difficile fare peggio. Correo di questo disastro Paolo Antonacci, figlio di Biagio e nipote di Gianni Morandi. Voto: n.c. / Irama – Ovunque sarai: La nonna sta ancora cercando come una matta il centrotavola che Filippo Maria Fanti le ha sottratto per farne sfoggio stasera sul palco. Un esercizio di potenza dove dimostra di essere vocalmente migliorato ma che rilascia anche tanta scontatezza. Voto: 5 / Aka 7even – Perfetta così: Potrebbe piacere ai teen, una cosina leggera leggera, contrassegnata da ritmo e da un pizzico di romanticismo, che parla di una donna fragile ed insicura. Di sicuro c’è che non lascerà il segno. Voto: 5 /
Highsnob e Hu – Abbi cura di te: Chiusura (non) in bellezza, citazioni impegnative nel testo (la disciplina dello Shibari, Oloferne) per un rap-pop che non morde. Il look dedicato a Lurch degli Addams è perfettamente contestuale al brano. Voto: 5
Ecco, La musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata… anzi no: c’è ancora da svelare la classifica generale provvisoria, con il podio formato da Elisa, seguono Mahmood e Blanco, terza La rappresentante di lista, che fa “ciao ciao” ai primi due posti, tallonandoli. E’ notte fonda, ora si può davvero andare a nanna, dopo una serata dalle tante ombre e poche luci. Anche perchè domani la sveglia suona presto, si ricomincia con le conferenze stampa in Dad da Sanremo, in vista della terza serata (venerdì ci sarà poi quella dedicata alle cover, la mia preferita). Battuta della serata quella di Checco Zalone, con la quale salva una prestazione piuttosto opaca e volgarotta: “Bella l’idea di Ornella Muti doppiata da Maria De Filippi“. A Salvatore De Falco il compito di commentare il prossimo giro: gli passo idealmente il testimone al grido di “Adesso sono cavoli tuoi”. Non a caso mi chiamano il “Lester Bangs di Sesto San Giovanni”…