È online il videoclip di “Meglio così” (T-Recs Music), il nuovo singolo di Lorenzo Lepore, giovane promessa della scena musicale romana, tra i finalisti di Musicultura 2021. Nel brano emergono due spinte opposte in lotta fra loro: da un lato l’insicurezza che porta il cantautore ad arrendersi e ad omologarsi alle opinioni altrui, dall’altra la sua impellente esigenza di andare controcorrente, di pensare fuori dal coro e di far sentire la sua voce. L’arrangiamento di “Meglio Così” segue per filo e per segno la sua dinamica in “crescendo”: la graduale resa personale e musicale dell’artista si concretizza nel ritornello, in cui perde il suo combattimento e finisce per adeguarsi al sistema. Il risultato è un mantra che più si ripete, più trasforma sia la canzone che il cantante stesso.
“Meglio così” è un brano contro l’omologazione. Un problema che vivono spesso le giovani generazioni, che spesso preferiscono adeguarsi alla “maggioranza” ed evitano di cercare una loro identità. Qual è la tua opinione al riguardo?
Penso che sia la diversità che permetta al mondo di girare ancora. Il continuo confronto. Il mettersi in discussione manifestando una propria idea personale a costo di andare controcorrente rispetto a uno stile di vita comune. Penso che di questi tempi c’è bisogno di esprimersi, e che se non lo si fa, quello che abbiamo intorno non può cambiare. Adeguarsi al sistema mettendosi “in fila” è la via più semplice. Non prevede sforzi ne malelingue però in certi casi equivale a morire dentro. Specialmente se il pensiero comune prevede violenza, guerra, azioni che vanno a discapito di altre persone. È la diversità che cambia il mondo e che lo rende più bello. Essere diverso è una delle mie battaglie più intense. “Canto quello che vuoi ascoltare, parlo di ciò che non fa male…”. Quando però riesco ad andare contro a questo mantra, per me è una vittoria meravigliosa. Sicuramente già il fatto di aver scritto una canzone che racconti questi meccanismi per me una resistenza vitale.
Il brano è nato in un momento particolare della tua vita? Ci sono elementi biografici?
Nella mia adolescenza ho sofferto molto il sentirmi diverso dagli altri. A partire dal modo di vestire. Dallo scegliere di suonare e scrivere canzoni piuttosto che giocare a calcio e parlare di macchine. Così che quasi da subito ho costruito due lati di me. Uno identico al mio gruppo di amici e l’altro agli opposti. Tutt’ora per paura di non andar bene e comodità nel non venir giudicato spesso agisco così. Forse l’idea di questa canzone nasce proprio in una discoteca. Emblema per eccellenza di un pensiero comune. Dove se non ti vesti in un certo modo o se non hai il taglio di capelli adatto non puoi entrare. Dove se non sei canonicamente “bello” non vieni considerato da una ragazza ne da chiunque. E così fermo in mezzo a una pista di fotocopie tristemente identiche che ballavano, risuonava in me questa canzone che sarebbe nata qualche mese dopo e che rimane uno dei miei specchi più personali e autentici.
Sei tra i vincitori dell’edizione 2021 di Musicultura. Come hai vissuto questa esperienza?
Musicultura è stato il contesto musicale più bello dove abbia portato la mia musica. Neanche mi sento di chiamarlo “concorso” poiché non ho mai respirato aria di competizione. Centinaia di progetti partecipano ogni anno per portare belle canzoni che spesso e volentieri non trovano spazio nel sistema discografico italiano. Trovarsi tra i vincitori di Musicultura in finale allo “Sferisterio di Macerata” e cantare davanti a migliaia di persone non ha prezzo. Fa parte di quelle cose che quando avvengono ti ripagano di tanti sforzi spesi a cercare di far si che scrivere canzoni diventi un mestiere. Anche il fatto di aver vinto il “ Premio per il miglior testo” è una conferma grossa per me. Nonché un’approvazione da parte dei più grandi musicisti e addetti ai lavori di questo paese.
La scorsa estate hai suonato in tutta Italia nell’ambito del “FuTour”. Ci racconti la tua dimensione live? Che tipo di contesto preferisci?
Il fuTour è nato per caso. Dopo aver partecipato a Musicultura con la canzone “Futuro” c’erano due date che dovevo fare in Italia. Solo che da lì ho cominciato a ricevere altre richieste rispolverare vecchi contatti di locali e live club lungo la penisola dove avevo suonato anni prima. A un certo punto mi ritrovo con 10 date fissate ed automaticamente nasce un Tour di canzoni inedite che sarebbero uscite in futuro. La cosa bella è che quando è cominciato questo tour le date si sono raddoppiate. Più suonavo e più si spargeva la voce che stavo suonando in giro per l’Italia. Alla fine ho fatto 20 date. Principalmente in acustico: Chitarra, pianoforte, voce. Ospitando sul palco musicisti sempre diversi per ogni regione dove andavo. Magari avevo amici musicisti nelle città dove suonavo e per l’occasione mi accompagnavano. È stato un tour molto improvvisato dove il confronto con il pubblico mi ha aiutato a costruire la scaletta del mio primo disco. Mi piace chiamarlo “Tour delle incertezze future”. E così ho suonato fra Napoli, Macerata, Pesaro, Lecce, e per la maggior parte in paesini del Lazio per chiudere in bellezza al Wishlist di Roma in un concerto full band che mi ha donato la gioia di ricevere il mio primo “Sold out”.
Quali progetti hai in cantiere per quest’anno?
Il progetto principale che ho quest’anno è quello di far uscire vari singoli che anticiperanno il disco che sto attualmente registrando con la mia etichetta “T-recs” a Roma. Queste canzoni sono vere e proprie parti di me che mi hanno reso ciò che sono. Il disco che uscirà quest’anno sarà la corporazione di un sogno. E infatti, pandemia permettendo, mi auguro di suonarlo in un grande tour in giro per l’Italia. Di partecipare a bellissimi premi come il “Bindi” e il “Bertoli” e tutte le cose più belle che ci donerà il futuro, che oltre che un pezzo è diventato per me un modo di pensare. Un vero e proprio stile di vita che mi permette di sorprendermi e commuovermi sempre.