Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label, “Unusual Trio” è il disco d’esordio del pianista Andrea Goretti. Un progetto “inusuale” con una formazione completata da Giacomo Ganzerli alla batteria e Gabriele Fava ai sax. Parliamo infatti di un disco sperimentale, difficilmente catalogabile in un genere specifico, ma con un innato senso melodico. Andrea Goretti ci ha raccontato come è nata questa nuova avventura.
Andrea per prima cosa parliamo della storia di questo progetto: come è nato tutto quanto e come è partita la tua avventura con l’Unusual Trio?
Devo dire che il progetto in realtà è nato un po’ per caso. All’inizio del 2019 ho ricevuto una chiamata da Giacomo per suonare qualche concerto in duo. La sua idea era sostanzialmente di fare un classico Organ trio ma senza la chitarra o il sax. Io ho deciso di accettare ma ho pensato che sarebbe stato molto più interessante cercare un altro tipo di repertorio. E così è nato questo strano duo (una sorta di “unusual duo”) piano e batteria, in cui suonavamo alcuni brani miei ma anche brani di musicisti anche molto diversi tra loro quali Richie Beirach, Carla Bley, John Taylor, Kenny Wheeler, Dollar Brand. Abbiamo in sostanza cercato un programma interessante che fosse al contempo adatto al nostro duo. Dopo questa esperienza, ho deciso di ampliare il progetto aggiungendo un altro musicista, e concentrandomi solamente su miei brani originali. Visto che il progetto era già partito in sostanza come “unusual duo”, ho optato per l’aggiunta di un fiato e non di un contrabbasso, come la tradizione vorrebbe, in modo da creare appunto l’”Unsual Trio”. La scelta è ricaduta inevitabilmente su Gabriele: è un musicista che ammiro moltissimo, col quale ho un’ottima intesa musicale. Ci siamo conosciuti diversi anni fa quando frequentavamo entrambi il Conservatorio di Parma. Abbiamo una visione generale sulla musica e un background di ascolti molto affine, e avevamo già suonato qualche volta insieme. E’ tuttora uno dei miei sassofonisti italiani preferiti, e mi sento davvero fortunato ad averlo nel gruppo.
Unusual Trio è un titolo che già ci fa capire il senso di questo progetto: cosa c’è di “inusuale”, se possiamo usare questo termine in questo progetto?
Beh, sicuramente come dicevo prima la scelta di avere un fiato e non il basso come vorrebbe a norma, ma c’è di più. Penso che parte “dell’inusuale” riguardi il modo in cui ho concepito il repertorio che suoniamo. I brani sono spesso molto diversi tra loro, e ho attuato tecniche compositive assai diverse per ogni composizione. Non voglio entrare nel tecnico, ma anche all’ascolto penso si percepisca l’alternarsi di momenti più scritti a momenti più liberi, oppure strutture di brani che sono a blocchi separati, talune a normale forma classica tema – solo – tema sullo stesso chorus, mentre altre sono molto più fluide e liquide. Ho voluto spaziare e dare un panorama il più possibile ampio di quelli che sono i miei indirizzi artistici, passati, presenti e futuri.
Perché, dunque, la scelta di portare a vanti una formazione insolita come sax, piano e batteria?
La formazione è per me molto interessante e stimolante per quanto riguarda la ricerca sonora. Essendo una formazione non così comune e con pochi riferimenti nella tradizione c’è molto più spazio per elaborare un proprio sound. Inoltre ogni musicista è spronato a esplorare il proprio strumento all’interno del gruppo in maniera differente.
E quali sono le potenzialità espressive?
Di certo l’assenza del basso rimette in discussione il bilanciamento tra gli strumenti all’interno del gruppo. Il bello di una formazione del genere è che ogni strumento, a turno, può passare dall’accompagnare a diventare il solista principale. L’interplay diventa più fluido e quindi naturalmente anche più rischioso, in quanto in genere il basso è l’ancora del gruppo, sia dal punto di vista armonico che di timing. Inoltre senza basso il dialogo tra sax e piano può essere armonicamente più libero e stimolante, soprattutto con un musicista formidabile come Gabriele. La batteria, non dovendo legarsi al basso, è libera di galleggiare e amalgamarsi col piano e il sax.
Parlaci adesso del tuo percorso musicale: come ti sei avvicinato alla musica e come questa tua passione si è evoluta nel tempo…
Mi sono avvicinato alla musica verso i tredici anni, cominciando a suonare musica classica. Tutti i primi anni di formazione sono andati in quella direzione, fino al Diploma in Conservatorio. E’ stato durante il penultimo anno di questo percorso che ho scoperto un po’ per caso il jazz, e ho cominciato a studiarlo durante il mio anno di Erasmus in Polonia. Da lì c’è stato un progressivo abbandono del mondo della musica accademica che mi ha portato verso il jazz e l’improvvisazione, con svariati progetti originali. Non sentivo più un grande stimolo nel suonare musica scritta, e a un certo punto ho sentito l’esigenza di trovare una strada musicale personale. Sono andato alla ricerca di un modo di fare musica che rispecchiasse al meglio la mia personalità e sensibilità.
Un’ultima domanda per proiettarci nel futuro. Quali potrebbero essere invece le evoluzioni di questo progetto? Stai già pensando in sintesi a qualcosa di nuovo?
Bella domanda! Per fortuna le idee non mancano, quello che manca spesso è il tempo o i musicisti giusti! In realtà questo disco in trio, insieme al disco in piano solo che è uscito all’inizio dell’anno, formano un continuum di idee e raccolgono la mia ricerca musicale di questi ultimi tre anni. Ho voluto insomma mettere una sorta di punto a quel periodo. Ogni disco però contiene già in parte qualche piccolo indizio per l’indirizzo futuro: come nel disco in piano solo “A Light in the Darkness” ci sono un paio di brani che si agganciano al repertorio del disco “Unusual Trio”, così in questo ultimo disco si può già scorgere quello che potrà venire fuori tra un po’ di tempo. Sto già scrivendo nuova musica, e sto pensando che questo progetto, nato come dicevo da un Unusual duo, potrebbe diventare un “Unusual quartet”! Vedremo cosa ci riserva il futuro, probabilmente mi orienterò verso un sound più elettrico, ma non voglio spoilerare troppe cose! Intanto a gennaio uscirà in Francia un altro disco in piano solo dal titolo “Silences: The Impossible Show”, con un po’ di musica originale e qualche rielaborazione di musiche degli anni ’20. Inoltre sul versante improvvisativo sto collaborando con Davide Rossato, formidabile batterista veneto, con cui sta nascendo un progetto davvero interessante.