Esaltatori di un amore sublimato per il pop rock nordico: intervista multipla ai Superlovers …

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Tra percussionisti brasiliani, un albergo ad ore ed i successi da solista di Ermal Meta: infatti conosco due dei Superlovers da qualche lustro, avendo adorato quel provino che mi mandarono quando erano ne La Fame di Camilla. La dimostrazione di quanto affetto io abbia per quel periodo, sta nella scelta di programmare (nel mio format radio Il re del gancio) il brano Storia di una favola nella versione demo e non in quella poi finita sul primo album. Perché la trovo più roots ed intima, con mia figlia che ancora adesso si commuove quando canticchia .. Così una favola divenne realtà, tutte le preghiere formarono milioni di stelle, cambiando la realtà in una favola. Tutte le paure si sciolsero come il suo cuore, formando milioni di stelle ..
Insomma questa intervista con i quattro Superlovers forse assume i contorni della catarsi e di uno slancio emotivo che un serio professionista come me non deve far trasparire, ma .. i ricordi sono così forti che nemmeno una macchina del fumo può avvolgerli in una sorta di manto magico per farli sparire. Il pop rock leggermente wave dei Superlovers è un viaggio assai efficace alla ricerca di lande emotive ed intervistarli è stato un vero piacere.

Un saluto ai Superlovers ossia a Giovanni Colatorti, Gianluca Foster Damiani, Francesco Monterisi e Lele Diana. La prima domanda è relativa al vostro nome e di come siete capitati in questo progetto.. Lele = Qualche anno fa io e Giovanni ci siamo ritrovati con una sala prove e senza una band e perciò è stato naturale continuare a suonare insieme. Lui ha coinvolto Francesco, con cui aveva suonato in passato, mentre io ho chiesto a Gianluca di unirsi a noi. Ed eccoci qua, con un disco che sintetizza il nostro percorso musicale. Francesco = Riguardo al nostro nome, è nato un po’ per gioco: avevamo sentito parlare di un hotel, credo a Barcellona, il Super Love, che accettava solo coppie. Questo ci ha colpito, si prestava a molteplici interpretazioni e suonava bene, quindi: Superlovers. Giovanni = Quando è stato proposto il nome a me è piaciuto subito perché rende l’idea di un amore sublimato e la nostra musica in effetti è abbastanza… romantica (ndr ride..) Gianluca = Quando è stato scelto il nome non facevo ancora parte della band. Mi è stato rivelato dopo le prime prove fatte insieme, devo dire che la scelta mi è piaciuta e si è rivelata azzeccata data la passionalità dei componenti 😉

Avete puntato sui videoclip per lanciare il vostro primo album Smoke Machine. Come mai questa scelta? Gianluca = Ho sempre pensato che poter dare un’immagine alle parole e alla musica sia strettamente necessario, soprattutto ora. Poi girare un videoclip è così divertente! Lele = Sì, indubbiamente è uno strumento che permettere di raggiungere le persone in maniera molto immediata e diretta. Francesco = Inoltre il disco è nato in una fase storica in cui siamo stati purtroppo privati del contatto umano, pertanto il videoclip colma in parte questa lacuna ed avvicina il pubblico alla band.  Giovanni = Con il videocplip solleciti due sensi anziché uno, quindi è particolarmente efficace a trasmettere le emozioni che cerchiamo di comunicare. Ci piacerebbe realizzarne un altro, magari per Dinosaurs, che è una canzone a cui teniamo molto perché parla dell’attuale emergenza climatica ..

Lo so che è ostico, ma vogliamo aggettivare il vostro sound e capire di che filone si tratta? Giovanni = Qualcuno ha definito il nostro sound come wave nostalgica. Come definizione è vaga al punto giusto da farci rientrare di tutto. Abbiamo ascolti variegati che vanno dai Radiohead a Bach, da Laslo De Simone ai Nothing but Thieves. Ma riascoltando il disco trovo pochi riferimenti a ciò che ascoltiamo, il che è un bene perchè significa che abbiamo un nostro stile personale. Lele = Sto ancora cercando di capirlo (ndr ride), ma se dovessi etichettarlo direi un pop rock con sonorità nord europee .. Gianluca = Non mi è mai piaciuto etichettare un genere o identificarmi in un solo genere o filone. Certamente i nostri ascolti individuali influenzano la nostra produzione artistica. Ma ci piace sperimentare, complicandoci a volte la vita, e tendiamo sempre a creare e fornire un’emozione di fondo a noi e a chi ci ascolta. Francesco = A volte faccio a me stesso questa domanda e non riesco ad aggettivare il nostro sound. La nostra musica nasce dalle nostre esperienze, dal nostro modo di essere e di interpretare quest’arte (che è davvero diverso in ognuno di noi).

Due di voi hanno suonato nei seminali La Fame di Camilla, ma vogliamo presentare proprio che esperienze avete già avuto? Giovanni = Io venivo dal mondo della musica classica e per me La Fame di Camilla è stato un nuovo inizio, una palestra di vita e l’opportunità di imparare tantissimo. Probabilmente è finita troppo presto come esperienza, ma grazie ai Superlovers ho avuto modo di sviluppare alcune idee che erano troppo belle per rimanere in un cassetto e perciò non posso che ringraziare i miei compagni di viaggio. Gianluca = Ho iniziato a suonare e comporre quando avevo appena 11 anni, poi da adolescente ci sono state le prime band studentesche e successivamente dopo diverse collaborazioni e altre piccole esperienze musicali, ho fondato nel 2011 i The Yellow con i quali ho girato in lungo ed in largo per l’Italia e l’Europa, con due album ed un EP all’attivo. Ed ora sono un Superlovers! Francesco = Da oltre 25 anni suono in una qualche band, con l’obiettivo di fare sempre qualcosa di nuovo e personale. Guardandomi indietro sono molto soddisfatto di quello che ho prodotto. Il modo di fare musica è cambiato molto in questo lasso di tempo, ma per me è importante non accontentarsi e non omologarsi a quelle che sono le mode del momento, mantenere il proprio carattere e l’unicità che ognuno di noi possiede. Lele = Ho avuto la fortuna di suonare tanto e tante cose che mi piacciono, esplorando diversi generi. Ancora oggi collaboro con un ensemble di percussionisti di musica brasiliana senza dimenticare le mie radici indie rock ad ennesima dimostrazione che la musica non ha confini.

Quali le prossime azioni per promuovere Smoke Machine? Collaborate con qualche agenzia? Un editore o etichetta discografica? Francesco = Non è un periodo facile per il mercato discografico. Per fortuna abbiamo avuto la possibilità di autoprodurci e far sentire la nostra musica, che per noi è la cosa principale. La speranza è che si esca al più presto da questa emergenza sanitaria e che si possa tornare ad una vita più normale, magari potremo dedicarci anche a questo aspetto, valutare qualche proposta e avviare qualche nuova collaborazione. Lele = Vogliamo suonare il più possibile dal vivo, sperando si torni quanto prima a farlo. Gianluca = Di sicuro la prima cosa che tenteremo di fare è quella di portare dal vivo Smoke Machine, non appena le restrizioni del momento lo permetteranno magari con l’aiuto di qualche agenzia. Dopo aver registrato le prime pre-produzioni dell’album, abbiamo sentito la necessità di affidarci alle nostre forze, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti con sguardo fiero, incuranti del pericolo: perché non lo produciamo noi? E così ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo curato tutto quello che avete avuto la possibilità di vedere e sentire fino ad ora 😉 Si , siamo folli! 🙂 Giovanni = E’ stato pazzesco curare il progetto dalla A alla Z. Significa occuparsi, oltre che della parte musicale, di grafiche, video, social, comunicati ecc. Un lavoro immane e divertente allo stesso tempo.  Ma aumenta la soddisfazione per il risultato.

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