In molte compagnie c’era Pennello: era un soprannome che si dava a chi era alto e magro o che si dedicava a dipingere. Scegliete voi se dei quadri o le pareti di un casa: lui era Pennello. Nel bel libro Così, per sempre l’intreccio (stile diario personale) è il canovaccio di un romanzo corale che a tratti diventa generazionale: si sviluppa nel corso di un intero anno scolastico e fotografa una Roma di 40 anni fa, rendendo l’autore un protagonista di tante piccole emozioni e vicende. Quindi giusto definirlo autobiografico, anche se a questo termine dobbiamo dare una connotazione alta e che si avvicina a quella di testimone o protagonista soprattutto di alcune atmosfere e sapori.
La scrittura fluida abbinata ad una discreta quantità di parole usate, ci intrigano e fanno in modo di guidarti mano nella mano a rivivere un lento snocciolarsi di giorni, ancora legati al cambio delle stagioni e dalle vacanze conquistate (direi quasi rubate) agli impegni liceali. Ben descritti i momenti di confronto / scontro con il mondo adulto: proprio in questi frangenti, l’autore è abile ad enfatizzare (ma con garbo) il lessico tipico dei più giovani, perché questo è sempre stata una prerogativa del rapporto interpersonale. Ad esempio la generazione prima della mia chiamava matusa i proprio genitori: in Così, per sempre l’autore affonda la diatriba e lo fa con lo slang romano che enfatizzava (e colorava) alcuni oggetti o verbi che i liceali romani negli anni’80 sapevano maneggiare. Avere la capacità di coniare nuovi termini o inserire la parola giusta nel momento topico, ti faceva diventare il protagonista di un momento o anche il leader di una compagnia organizzata o del gruppo che costantemente si riuniva in un bar o in luogo pubblico. Marco La Greca affida ai quattro protagonisti del romanzo il ruolo di essere la bandierina che si piega al soffiare degli eventi: ecco perché il Pennello, il Grifo, Lele e Puddu hanno voglia di intraprendere un percorso di crescita (attraverso le tappe tipiche dell’adolescenza), ma senza arrivare a riti che potremo definire di iniziazione. Alcuni episodi (che ovviamente non vi rivelo!) si avvicinano a dirupi pericolosi, ma la maggior parte sono pura quotidianità nella sua normalità: noia ed esaltazione, sono il trait d’union che abilmente Marco La Greca alterna, ma senza forzare. Rispettando lo scorrere dei giorni..
La vera protagonista del libro è la musica, celata però nel compito apparente di essere solo la colonna sonora delle varie giornate: il soffio della storia si diffonde con le canzoni dei vari festival televisivi, a cui si contrapponeva una programmazione propria, scaturita sia dall’autoradio della macchina, ma anche dal sintonizzarsi su una data emittente radiofonica. Allora a Roma ne esistevano parecchie, spesso con posizioni politiche contrapposte: seguirne una, voleva dire già dichiarare la propria embrionale visione della vita. La stessa che poi ti portavi per bagaglio nel tuo diventare adulto. Parafrasando il titolo del romanzo, tutto questo per sempre!
Interessante il progetto grafico del libro, a cura di Enrico Focarelli Barone, in arte Frelly. La copertina e la quarta diventano la rappresentazione della storia, con il Pennello, il Grifo, Lele e Puddu e la Lancia Delta (compagna durante l’ultimo anno al Liceo Orazio di Roma), sino alla spiaggia di Torre Paola a Sabaudia. La campagna di crowdfunding lanciata da Bookabook ha dato buoni esiti: raggiunto l’obiettivo di 200 copie pre-ordinate, è arrivata la notizia a Marco La Greca che c’era il via libera alla pubblicazione. Mi immagino la soddisfazione..