Con Tiziano Barbafiera ci siamo rincorsi questa estate, non riuscendo però ad incontrarci fisicamente. Perciò il suo pacchetto me l’ha spedito alla casella postale e sin dal primo ascolto del suo ep ho esclamato … Nomen omen! Questa frase infatti è una locuzione latina che significa “un nome un destino” ed anche “di nome e di fatto” e deriva dalla credenza dei Romani che nel nome della persona fosse indicato il suo destino. Barbafiera potrebbe infatti derivare da un soprannome attribuito al capostipite, probabilmente dotato di una barba molto particolare e dal carattere preciso, orgoglioso, forte! E la musica di questo ep è proprio con questa caratteristica: ogni canzone ha un carattere definito e preciso, possiede un orgoglio intrinseco ed è sicuramente dal piglio forte!
Dunque tutti gli elementi dell’ep sono positivi? Non proprio: tralasciando la copertina abbastanza anonima, questa produzione ha un grosso, mastodontico, anacronistico difetto .. non ha una etichetta discografica famosa o un editore di prestigio che promuove tutto il lavoro! Mi direte (giustamente) tutti voi: ma non è un difetto! Concordo da un punto di vista filosofico e teorico, molto meno sul fronte pratico. In pratica la promozione di Rockin’ Hood è tutta nelle mani di Tiziano Barbafiera e questo lavoro non dovrebbe essere di competenza dell’artista, ma di tutta una serie di professionisti che avrebbe roproprio il compito di dare visibilità a questo ep che è un signor disco! Banalmente semplificherò dicendo che lo swing ed il rock strizzano l’occhio al soul più energico: non ci sarebbe da meravigliarsi se fosse stato concepito in quel di Nashiville, con una serie di session men di rango. Ma così non è stato, perché pochi discografici (nonostante il Barbafiera sia nell’ambiente musicale da anni) hanno deciso di credere in questa manciata di canzoni, realizzato solo e grazie all’aiuto di un manipolo di amici che è giusto citare: Carlo Paoletti – Chitarre / Erica Ghignola – Basso / Lele Basta – Batteria / Leonardo Barbafiera – Sax Soprano / Lorenzo Bigazzi – Sax Tenore / Manuel Signorini – Trombone / Paolo Rosi – Tromba. Aggiungiamo poi che la batteria e la sezione di fiati sono stati registrati presso lo Studio Accademia della Musica di Volterra da Marco Bagnai; il missaggio invece è stato curato da Andrea Saponara presso Polistudio Recording (di Roma).
Il suo progetto mi ricorda tanti progetti rock toscani di prestigio, ma che (nonostante gli ospiti blasonati) non hanno avuto il giusto riscontro: con Iacopo Meille di progetti del genere ne abbiamo vissuti assieme almeno una decina, ma Rockin’ Hood mi sembra più vicino ad un disco come Little Hard Blues di Andrea Ranfagni. Era un progetto del 2008 con la presenza di Ian Paice (Deep Purple), Bernie Marsden (ex Whitesnake), James Christian (House Of Lords), Tracy G (ex Ronnie James Dio) e Roberto Tiranti (Labyrinth, Headrush), ma soprattutto con un tiro che raramente si ascolta qui in Italia. Auguriamo a Tiziano Barbafiera migliore fortuna, anche perché come Iacopo Meille e Andrea Ranfagni ha una voce strepitosa e con una buona pronuncia inglese: ma rispetto a loro, Tiziano ha un cognome dal carattere preciso, orgoglioso, forte!