Un onore per me aver dialogato con Mirko Dormentoni, Pietro Trapassi e Giuseppe Quattrocchi. Il presidente del Quartiere 4, lo scrittore ed il già Procuratore di Firenze sono stati veloci, concisi, diretti: il pubblico ha apprezzato ed è intervenuto. Ma di cosa abbiamo concretamente parlato? Di tante cose ed è giusto che io vi faccia un doveroso sunto, molto stringato per evidenti ragioni.
Pietro Trapassi ha vinto l’emozione ed ha accettato di rispondere alle mie domande, partendo da quella che gli chiedeva di raccontarci della sua famiglia in quei giorni dell’attentato a Rocco Chinnici, in cui perse la vita suo fratello Mario. Aveva accettato di essere capo scorta del giudice, sia per riavvicinarsi alla sua Palermo, sia per quel senso del dovere che è insito nel ruolo di Maresciallo dei Carabinieri. Smessi i panni dell’uomo che perde un fratello, Pietro Trapassi ci ha raccontato perché ha sentito il dovere di scrivere questo libro, ma anche di come sia stato apprezzato nelle scuole dove l’ha portato, perché sono i giovani quelli su cui si deve puntare per costruire un futuro migliore.
Sulle stesse tematiche ha risposto Mirko Dormentoni, sia per il suo ruolo politico, sia per quello di genitore di due adolescenti. In famiglia cerca di raccontare come discernere il bene dal male, ma in questa battaglia c’è bisogno che ognuno di noi faccia la sua parte. Alla domanda precisa che gli ho fatto sul rapporto tra la nostra città e la criminalità organizzata, Dormentoni ha confermato che è coscienza di tutti il fatto che non siamo più un’isola felice e che anche la Toscana (e Firenze) sono sotto il continuo attacco da parte della mafia: particolarmente affranto (pensando agli anziani ed ai giovanissimi) quando ha parlato della ludopatia, ribadendo il suo impegno quotidiano a rappresentare un baluardo con ogni sua azione.
Il più maturo dei presenti (Giuseppe Quattrocchi è infatti nato a Messina nel 1938) ci ha deliziato per il suo potere di sintesi e la sua capacità di fornire dettagliate risposte, pur coinvolgendo diverse tematiche. Alla mia curiosità investigativa sulla nascita del Pool Antimafia, ha confermato il ruolo di Rocco Chinnici e di come storicamente Falcone e Borsellino siano arrivati in seguito. Emozionante quando ha elencato i giudici morti per mafia, fornendo date ed incarichi svolti. Sono spuntate le lacrime nel momento in cui ha raccontato che ha per anni insegnato alla Scuola dei Marescialli e che quindi forse anche Mario Trapassi ha ascoltato le sue parole sul senso della legalità, avvalorato quando (rispondendo ad una domanda fatta dal pubblico) ha citato i due articoli della Costituzione Italiana che sono i mattoni su cui vive la nostra Repubblica.
Proprio la legalità, le regole del vivere civile, il rispetto delle leggi e quello che noi possiamo fare ogni giorno nel nostro piccolo, sono l’eredità che mi porto dietro dall’incontro che ho presentato ieri sera al Circolo Arci Isolotto: l’aver in qualche modo anche rappresentato l’ANC Associazione Nazionale Carabinieri, mi ha inorgoglito. Così come il mio ruolo di presidente di Ululati dall’Underground (APS Associazione di Promozione Sociale ARCI) è stato utile nel far capire che lo Stato siamo noi e che non possiamo tacere davanti a quello che si fa male o (peggio) a quello che non si fa. Anche con la cultura, possiamo far crescere una nuova generazione di italiani: essere poi in un Circolo Arci (votato quotidianamente a questa missione), è stata la cosa più logica che potessimo fare.
L’incontro è finito tra gli applausi, per aver ricordato Mario Trapassi, 32enne Maresciallo dei Carabinieri, morto nella sua Palermo.