Nel 1957, due autori/produttori di Filadelfia scrivono una canzone ispirata ai diversi, fantasiosi tipi di ballo che i giovani di quegli anni si inventavano per scatenarsi su brani di rock ‘n’ roll…
Negli anni ’50 le feste danzanti nei licei americani venivano chiamate in maniera familiare “the hop”, fare due salti, diremmo noi, o anche “the sock hops” perché i dirigenti scolastici pretendevano che i ragazzi ballassero senza scarpe per non rovinare i pavimenti. Nel 1957, due autori/produttori di Filadelfia scrivono una canzone ispirata proprio ai diversi, fantasiosi tipi di ballo che i giovani di quegli anni si inventavano per scatenarsi su brani di rock ‘n’ roll. La chiamano At The Hop e la incidono come Danny & The Juniors, il quartetto vocale di uno di loro. Nel testo, molto semplice, vengono citati diversi passi di ballo, dal calipso al chicken. Pare che Dick Clark, conduttore e produttore di “American Bandstand”, il più popolare show televisivo d’America in cui i ragazzi ballavano sulle canzoni suonate dai disc jockey avesse preteso il 50% delle royalty per passare il brano in trasmissione. Cosa che fece, assicurandone il successo, salvo poi cedere a sua volta quel 50%, visto che in quei giorni stava montando lo scandalo del “Payola”, quello cioè delle bustarelle che i discografici davano ai disc jockey pur di mandare in onda i loro brani.
Dodici anni dopo, la canzone ritorna a sorpresa sul palco di Woodstock grazie agli Sha-Na-Na…