Giovedì 7 Ottobre in collaborazione con Associazione Lucana Firenze ho potuto presentare questo libro, intervistando l’autore. Eravamo al Caffè Letterario Le Murate a Firenze, inseriti in quella programmazione curata da Enzo Mileo e Domenico Frascà, fatta di interessanti eventi tardo-pomeridiani e serali. Ho letto in pochi giorni Le donne di Poggio Bellomo ed è una cosa che mi capita raramente: di solito per un libro mi ci vogliono diverse settimane, ma questa volta il tempo è stato minore ed il merito va sia alla scrittura di Roberto Pellegrino, sia alla trama ed a come si sviluppa. Questo suo secondo romanzo ha uno scorrere fluido, sinuoso a tratti languido: poi improvvisamente si aprono momenti più profondi, passando dai ricordi della vera protagonista a pagine di diari che portano ad aprire armadi, per scovare preziosi (ma piccoli) segreti. In apparenza sono cose minime, ma costringono tutti a ripensare alla vita passata ed a vederla in modo completamente diverso!
Come ha ben raccontato lo sceneggiato come Imma Tataranni – Sostituto Procuratore, la costa lucana sul Mar Jonio ha qualcosa di magico: siamo in piena Magna Grecia e nell’entroterra di Pisticci l’agricoltura ha ancora regole antiche, anche se le estensioni sono aumentate rispetto ai piccoli orticelli a conduzione familiare di qualche lustro fa. Roberto Pellegrino ben conosce quei luoghi, perché (pur essendo nativo di Altamura ed avendo vissuto/lavorato a Bari) erano i panorami che da bambino ha frequentato ed a cui è rimasto molto legato, sino ad arrivare a comprarci una casa: dal mare arrivano delle brezze che si riempiono di odori e tutte queste componenti sono dentro il romanzo. Così come forti sono le figure femminili che animano i 50 anni trattati, perché questo è l’arco di tempo in cui le pagine di un diario portano in dote (quasi fossero delle confessioni) delle vicende personali che si intrecciano con la cultura atavica della Basilicata, gestita spesso dalla figura femminile. Le matriarche nel romanzo sono dipinte come se ci trovassimo dentro la sceneggiatura di un film, velato da ricordi di neorealismo. Romanzo pubblicato dalle attive edizioni Mnamon e suggerito a chi ha amato Alberto Sordi, ma anche (e soprattutto) Ferzan Özpetek, magari nei momenti in cui narra l’essere umano nel film La dea fortuna ed anche nel fortunato Le fate ignoranti. Se mi chiedete quale sia la colonna sonora che deve accompagnarvi nella lettura del romanzo di Roberto Pellegrino, non faccio fatica ad indicarvi Lucio Dalla, del resto citato a pagina 99
.
Le donne di Poggio Bellomo credo possa anche facilmente catturare tutti coloro che (a discapito del ruolo sociale che hanno, del grado di scolarizzazione conquistato, della città in cui vivono) mantengono una purezza d’animo ed amano emozionarsi: coloro che hanno origini lucane potranno ancora una volta scoprire l’unicità della terra natia.. così come fanno bene le donne che Roberto Pellegrino ha così bene descritto nelle loro paure, filtrate però da una dignità che mai le abbandona.