Vi è uno strumento composto da una membrana in pelle animale (generalmente di capra o capretto) o in tela grossa, una canna (solitamente di bambù) e da una camera di risonanza (generalmente in legno, latta o terracotta). Questo strumento è il putipù, chiamato cupa cupa in Puglia, caccavella in Campania, cupo cupo in Basilicata ed ha leggere variazioni linguistiche nelle altre regioni. Giunge ora la notizia che (a quindici anni dalla prima edizione) ritorna in libreria la più ampia ricognizione mai realizzata sulle musiche di tradizione orale della Basilicata, con un vasto corredo fotografico e un cd antologico integrati ora anche da inediti materiali video. Sottolinea il nostro diretur Giancarlo Passarella (fiorentino, ma di origini lucane) .. Sono felice per questa produzione della Squilibri Editore e non vedo l’ora di poter leggere il libro. In questi ultimi anni, alcune Università europee hanno inviato i loro studiosi a conoscere meglio la Basilicata e sono emerse interessanti osmosi tra il linguaggio moderno ed una base atavica che fondava la sua musica nelle tradizioni religiose o a quelle legate al susseguirsi delle stagioni: qualcosa di tangibile è rimasto nel folk popolare, come nel caso di Michele Di Potenza ed i suoi 45 giri di qualche decennio fa..
“Il paese del cupa cupa” è l’espressione utilizzata da Diego Carpitella per indicare la Basilicata nei resoconti delle ricerche svolte negli anni ’50 con Ernesto De Martino e Franco Pinna: ricerche che hanno portato alla definizione di un quadro della musica tradizionale lucana divenuto poi canonico, con un ruolo centrale assegnato alla componente agro-pastorale e alle sue forme di canto, in particolare il canto a cupa cupa e le ballate narrative, accanto a strumenti come la zampogna e il suo sostituto moderno, l’organetto. A cinquant’anni di distanza da quella pionieristica ricognizione, agli inizi del Duemila è stata avviata una capillare ricerca sul campo condotta in tandem da un etnomusicologo lucano, già autore di fondamentali lavori sui patrimoni musicali locali, e da un fotografo con una forte predilezione per le rilevazioni sociali e di carattere collettivo. Nicola Scaldaferri, docente dell’Università di Milano, e Stefano Vaja, già fotografo della Compagnia della Fortezza di Volterra, hanno così battuto in lungo e largo tutto il territorio regionale in una ricerca sfociata poi nel volume con cd allegato Nel paese dei cupa cupa. Suoni e immagini della tradizione lucana, edito da Squilibri nel 2006.