L’opera definitiva che mancava per capire ben 3 decenni di musica nata dal crogiolo napoletano. Libro con prefazione di Renzo Cresti, introduzione di Paolo Zefferi e presentazione di Francesco Coniglio. L’intervista a James Senese è solo uno dei momenti topici di Napule’s Power, un libro che solo Renato Marengo poteva scrivere, perché realmente lui gli anni 70, 80 e 90 del secolo scorso li ha vissuti e spesso da protagonista: non è stato infatti solo un giornalista che ha parlato e scritto di quegli artisti, ma spesso li ha prodotti (come nel caso dell’esordio di Tony Esposito nel 1974 con un album basilare) o per loro ha svolto un ruolo consultivo. A pagina 522 c’è un capitolo dedicato ai laureati in Napule’s Power e vengono citati molti che hanno scritto di questa incredibile lunga stagione creativa (magari facendosi aiutare dal professor Lello Savonardo): pur essendo tesi e studi interessanti, non hanno potuto cogliere circadianamente il sapore di quella onda creativa sulla quale solo Marengo poteva dilettarsi, come un surfista ante literam. Per farvi ulteriormente comprendere la vastità del fenomeno Napule’s Power, vi fornisco un parziale elenco degli artisti trattati: The Showmen, NCCP, James Senese, Napoli Centrale, Alan Sorrenti, Pino Daniele, Edoardo Bennato, Osanna, Roberto De Simone, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato, Musicanova, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Antonio Infantino, Franco Del Prete, Lina Sastri, Jenny Sorrenti, Saint Just, Peppe Servillo, AvionTravel, Daniele Sepe, Concetta Barra, Peppe Barra, Luciano Cilio, Armando Piazza, Mario Schiano, Alberto Pizzo, Ciccio Merolla, 99 Posse, Almamegretta, Raiz, Clementino, Rocco Hunt, A 67, Patrizio Trampetti, Pietra Montecorvino, Patrizia Lopez e tanti altri.
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La scrittura fluida di Renato Marengo (frutto di tanta gavetta, sia scritta che radiofonica) rende piacevole la lettura, suggerendo gli attimi in cui fermarsi a riflettere: a momenti sembra di trovarsi di fronte ai canonici quadri di una esposizione che sembrano susseguirsi in una caotica sequenza e che invece seguono un plausibile fil rouge. Senza diventare troppo didascalico, l’autore ha proprio il compito di rivestire i panni del biografo di questa generazione, ma anche quello della guida. Questo perché non tutti hanno avuto la fortuna di vivere in diretta quei concerti e quelle produzioni: poi pochi (compreso il sottoscritto) hanno una mente fotografica come quella di Renato Marengo, giornalista che oggi ci sta regalando 533 pagine di storia. Caldeggio vivamente l’acquisto di questo saggio della romana Tempesta Editore, dove trovano spazio anche scritti e testimonianze di Dario Ascoli, Gino Aveta, Carmine Aymone, Giordano Casiraghi, Anna Cepollaro, Francesco Coniglio, Renzo Cresti, Francesco Di Vincino, Fabio Donato, Franco Ferrajuolo, Dino Luglio, Nando Misuraca, Claudio Poggi, Peppe Ponti, Anna Putignano, Fabio Santini, Lello Savonardo, Giuliano Scala, Franco Schipani, Giulio Tedeschi, Vince Tempera, Antonio Tricomi, Federico Vacalebre, Lino Vairetti, Giorgio Verdelli, Ezio Zefferi ed un prezioso Paolo Zefferi.
Era il 1971 quando per la prima volta Renato Marengo pensò di usare la definizione Napule’s Power per aggregare e guidare la vita musicale partenopea. Erano gli anni del “Black Power”, il ’68 non era passato da molto tempo e, proprio allora stava partendo una grande onda che, alla fine, ha coinvolto musicisti legati alla ricerca colta e popolare, artisti folk, autori dal curriculum internazionale, giovani appassionati di rock’n’roll e artisti visionari. La storia parte nel ’71 e arriva arriva fino ad oggi, in un percorso in cui i ricordi, le riflessioni, i riferimenti culturali, storici e politici vanno insieme alla storia musicale, alle canzoni, ai dischi, ai concerti. Insomma: questo libro racconta come un gruppo di musicisti straordinari ha creato un vero e proprio movimento. E come questo movimento, il Napule’s Power, sia diventato e sia ancora oggi patrimonio non solo di Napoli, ma di tutta Italia.