“A passo lento” è il nuovo singolo della cantautrice e musicista, Veronica Surrentino. Nata Roma, l’artista ha respirato musica sin dall’infanzia. Prima gli studi di pianoforte e poi quelli di canto le hanno fatto prendere la consapevolezza di poter iniziare professionalmente a fare musica. A oggi a pubblicato un EP dal titolo “Notte Verrà” e i singoli “Tranne Te” e “A passo lento”.
“A passo lento” è il tuo nuovo singolo. Come nasce questo brano?
Nasce al pianoforte, come tutte le mie canzoni e, soprattutto, in un periodo in cui ho sentito la necessità di esprimermi attraverso sonorità e ritmiche diverse rispetto alla produzione precedente. Sicuramente l’”atmosfera estiva” ha influenzato e direzionato la scelta verso un genere più immediato e di impatto.
Quando componi nasce prima la musica o il testo? Quali sono le persone con cui ti confronti maggiormente per la realizzazione dei brani?
La mia creatività si esprime sempre dando la precedenza alla musica. Spesso al pianoforte lascio libera la mente e mi affido alla sensazione del momento. Soltanto dopo aver “costruito” una linea melodica convincente, inizio a lavorare sul testo per cercare di raccontare una storia attraverso il “suono” delle parole. In questo percorso creativo Aldo Martino e Gianfranco Bonavolontà, arrangiatori di tutti i brani che ho scritto fino ad oggi, sono le persone che coinvolgo maggiormente. La loro sensibilità e preparazione musicale permette sempre un confronto di valore.
Mi ha molto colpito il video di “A un passo lento”, ambientato in barca. Sei un’appassionata di vela?
Amo tantissimo la barca a vela, ma ancor di più il mare. Non c’è altro posto al mondo dove mi senta così libera e appagata mentalmente.
C’è un ricordo, un’emozione che ti porti dietro?
Sicuramente il giorno in cui andai a scegliere il primo pianoforte con mio nonno. Ricordo che entrai in questo negozio immenso, pieno di strumenti di ogni genere e ne rimasi completamente affascinata. Devo tantissimo alla mia famiglia, per il sostegno incondizionato dimostrato negli anni.
In così tanti anni di live c’è un aneddoto particolare o divertente che ricordi e vuoi condividere?
Quando si inizia la cosiddetta “gavetta” è facile incorrere in situazioni “particolari”. Ad esempio, uno dei primi locali in cui cantai dal vivo con la band aveva destinato ai musicisti un palco di legno così vicino al soffitto da lasciare poco spazio anche ai movimenti più semplici. Si accedeva tramite una scala che dava una sensazione di grande precarietà. Fu un live claustrofobico, ma molto divertente. Di queste circostanze ne ho vissute tante e sempre con il sorriso, sarà per questo che, con i musicisti con cui collaboro, spesso basta uno sguardo di intesa per capirsi.
Hai avuto modo di conoscere molti personaggi del mondo dello spettacolo, qualcuno di essi ti è rimasto impresso maggiormente?
Era il 2008 in occasione del Premio Mogol a Camerino. Non solo ebbi la fortuna di poter conoscere Mogol, ma soprattutto di ascoltarlo descrivere la sua arte, la sua storia, la sua immensa esperienza creativa. Mi colpirono molto la sua umiltà e la voglia ed il desiderio di trasmettere agli altri qualcosa di importante. Ci sono concetti che solo con il tempo ho capito e ho cercato di rielaborare.
Quali sono i tuoi artisti e dischi di riferimento?
Sembrerà banale, ma ho davvero difficoltà a fare una scelta esclusiva. Sono stata educata sin da piccola ad ascoltare un’incredibile varietà di generi musicali, da Aretha Franklin, Etta James, Elton John a Fabio Concato, Antonello Venditti, passando per la Country Music e il Pop. Sicuramente, sotto un profilo tecnico, ho studiato tanto ispirata dalle grandi voci che hanno accompagnato la mia generazione Withney Houston, Mariah Carey ecc., ma a livello compositivo scelgo ancora di lasciarmi trascinare dall’emozione a prescindere dalla corrente musicale di riferimento.
Hai un desiderio o un progetto futuro che vorresti realizzare?
Molti progetti importanti stanno prendendo forma ma, sinceramente, per quanto mi riguarda, già solo la possibilità di far ascoltare le mie canzoni, dopo tanti anni di sacrifici, è un traguardo raggiunto. L’unico desiderio che sento di esprimere è quello di poter continuare a vivere in musica per molto tempo ancora.