30 agosto 1965: esce “Highway 61 Revisited”, il disco della svolta elettrica di Bob Dylan, ma anche quello della sua dichiarazione d’amore per le radici nere di quella musica
30 agosto 1965: esce Highway 61 Revisited, sesto album in studio di Bob Dylan.
È il disco della sua svolta elettrica, ma anche quello della sua dichiarazione d’amore per le radici nere di quella musica. Il titolo non è scelto a caso. La Highway 61 è chiamata “The Great River Road” perché, nei 2.264 chilometri di percorrenza da New Orleans sino alla linea di confine tra Minnesota e Canada, segue il corso del fiume Mississippi.
Negli anni ’30 e ’40, su questa strada sono transitati moltissimi musicisti afroamericani destinati a traghettare la “musica del diavolo” nelle metropoli del nord come Kansas City, Detroit o Chicago là dove nascerà il blues elettrico. Già, perché nel suo tratto più suggestivo e interessante (quello che va da Natchez, Mississippi, sino a Memphis, Tennessee) la Highway 61 attraversa la zona del Delta, quella cioè che viene giustamente considerata “la culla del country blues”. Per questo la strada è anche famosa con il nomignolo di “The Blues Highway”.
“La Highway 61 iniziava esattamente dove vivevo io: a Duluth, Minnesota”, ricorda Bob Dylan. “Ho sempre pensato che avessimo tanto in comune: l’ho percorsa mille volte e ho sognato di seguirla sin laggiù, nel cuore del Delta. È sempre stata la stessa strada, piena delle stesse contraddizioni, con le stesse minuscole cittadine… È parte del mio dna”.
Per questo, contro il parere di manager e discografici, Bob Dylan ha insistito per intitolare “Highway 61 Revisited”, nome anche di un brano di quell’album, che trasforma il “profeta del folk” nel “Picasso del rock”.