Abbiamo avuto il privilegio di ascoltare qualche brano in anteprima del nuovo album di Gerardo Balestrieri dal titolo Rue de la Paix e non possiamo che confermare la stima che avevamo nei suoi confronti. Abbiamo trovato poesia, conoscenza di un mondo musicale strutturato, ricerca e libertà.
Gerardo per il suo 50° compleanno si è regalato il singolo “La canzone delle ossa” che anticipa il suo 10° album. Un accostamento di ricorrenze a cifra tonda che segnano un momento importante di evoluzione artistica.
Abbiamo chiesto a Gerardo di raccontarci la genesi di questo album.
Ho scritto “Rue de la Paix” durante il periodo di clausura covid. Il mio decimo album che prende il titolo da una frase in esso contenuta. Un disco essenziale se confrontato ai precedenti, con un suono forse anche più omogeneo rispetto agli altri album. Canzoni scritte quasi tutte in questo lungo periodo senza concerti.
Canzoni scritte a cinquant’anni nella ricerca della sostanza oltre alla forma.
A quali brani di questo nuovo album sei più affezionato?
A tutti, le canzoni preferite vanno un po’ a momenti. A volte è il singolo uscito l’ 11 giugno, “La Canzone delle Ossa”, una storia di contrabbando quando a metà del ‘900 in Unione Sovietica certa musica era vietata e i dischi venivano incisi sulle pellicole dei raggi X. Altre volte mi soffermo su altri brani comprese le 2 cover presenti nel disco. Ma, appunto, mi è sempre risultato difficile scegliere o avere preferenze. Considero gli album come dei concept dove ogni singola canzone ha la stessa rilevanza delle altre.
Le due cover che citi sono un omaggio al poeta surrealista Louis Aragon e a Léo Férré con “L’étrangère” e una versione elettrica di “Cu ti lu dissi” di Rosa Balistreri. Concedimi una battuta: da Balistreri a Balestrieri.
Come hai vissuto il lockdown. Sei riuscito a scrivere nuovi brani o pensare a nuovi progetti?
Durante questo periodo ho scritto e pubblicato 2 album: Rue de la Paix che esce a giorni ed Elettro Gipsy Pandemika che è uscito ad aprile 2021: un disco di musica elettronica, un omaggio kraftwerkiano. Ho realizzato Anemic Cinema, uno spettacolo in streaming con canzoni e video applicati ed altro ancora. Insomma non mi son fermato, nell’ attesa di ripartire coi live.
Ed i live, finalmente, stanno ricominciando, che tipo di formazione adotterai per i tuoi concerti?
Presenterò la discografia da solo, pianoforte e voce; in duo col contrabbasso; in trio con batteria e così via. Stanno uscendo un po’ di date anche se credo che occorra aspettare l’autunno per capirci meglio. Mi concentrerò su teatri e sale concerto. I locali mi hanno un po’ stancato… Sono sempre alla ricerca di un’ agenzia dignitosa con cui collaborare per i live. Ma non è facile. Contento di aver intrapreso la collaborazione promozionale con Stefania Schintu che conosco e apprezzo da tempo.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Andare al mare, trovare un’agenzia, un promoter… Cercare entrature in nord Europa; mi interessano molto Olanda, Germania e Francia… Suonare in questi luoghi mi darebbe belle soddisfazioni.
Essere più incisivo in queste ricerche e ovviamente anche in Italia trovare gli spazi e strutture giuste.
Riprendere anche lo spettacolo dedicato a Corto Maltese che stava girando benissimo prima del covid. Ho pubblicato nel 2019 Canzoni del Mare Salato concept album dedicato al marinaio gentiluomo di fortuna creato da Hugo Pratt.