Da lunedì 7 giugno parte da Piazza Santa Croce a Firenze il tour di “A Riveder Le Stelle” di Aldo Cazzullo con le letture “Rock” della Divina Commedia di Piero Pelù. Il progetto è co-promosso dal Comune di Firenze e dall’Opera di Santa Croce con la collaborazione organizzativa del Teatro Puccini.
È la piazza di Santa Croce a Firenze il luogo simbolo che ospita “A riveder le stelle, il grande racconto dell’Italia di Dante, presentato dal giornalista Aldo Cazzullo (firma del Corriere della Sera e volto noto televisivo) con la partecipazione straordinaria di Piero Pelù. Una tappa di avvio che il Comune di Firenze e l’Opera di Santa Croce hanno scelto di sostenere nell’ambito delle iniziative per l’anno dantesco, partendo da una stretta collaborazione istituzionale che guarda alla tutela e alla valorizzazione di un luogo unico della memoria che vive nel presente attraverso l’utilizzo di forme artistiche e linguaggi contemporanei. Lo spettacolo, tratto dal libro “A riveder le stelle, Dante il poeta che inventò l’Italia” (Mondadori) di Aldo Cazzullo, vuole essere un racconto teatrale sul più grande poeta della storia dell’umanità, Dante, e sulla sua opera più famosa. Un racconto che avrà proprio come la Divina Commedia due guide: un narratore – interpretato dallo stesso Cazzullo – accompagnato dalle letture “Rock” della Divina Commedia di Piero Pelù. Dopo Firenze lo spettacolo sarà a Trento (10 giugno), Montecchio (VI – 17 giugno), Pavia (18 giugno), Caorle (VE – 23 giugno), Cervia (RA – 24 giugno), Alba (CN – 26 giugno), Caprarola (VT – 29 giugno), Nora Pula (CA – 1 luglio), Pratovecchio (AR – 2 luglio), Ubisaglia (MC – 3 luglio) e Pesaro (4 luglio).ù
Come è nata l’idea di coinvolgere Piero Pelù in questo progetto dedicato a Dante?
Tutto nasce lo scorso ottobre al termine della presentazione del mio libro “A riveder le stelle” a Palazzo Vecchio. Ricordo bene che era il 20 ottobre, ultimo giorno prima del secondo lockdown. Tra i presenti c’era anche Piero Pelù, con cui siamo amici. E proprio lui, al termine dell’incontro, mi ha detto “Se hai bisogno di un rocker che legge Dante ci sono”. E indubbiamente non c’è migliore rocker per legger Dante. Infatti Piro è fiorentino, artista libero e uomo coraggioso.
Come è strutturato lo spettacolo?
Io racconterò le storie dell’“Inferno” di Dante. Piero invece leggerà i brani e canterà le canzoni. Questo per arrivare nel cuore di chi lo ama e di chi non lo conosce ancora.
Quali canzoni sono state scelte?
Innanzitutto c’è una canzone di Pelù molto adatta, che si intitola “Picnic all’Inferno”. Poi canterà anche “L’Isola che non c’è” di Edoardo Bennato a proposito della storia di Ulisse. L’Ulisse dantesco infatti non torna a Itaca, riprende il mare e a va in cerca di nuove terre. Poi sull’invettiva civile “Povera Italia ridotta in schiavitù, dimora di sofferenza, nave alla deriva nel pieno della tempesta, non più signora dei popoli, ma luogo di prostituzione!» abbiamo scelto “Povera Patria” di Franco Battiato. Canzone che avevamo deciso molto prima della scomparsa dell’artista e che ora si impone. Penso che “Povera patria” sia il più forte testo di denuncia civile degli ultimi 50 anni.
Dall’uscita del suo libro su Dante che riscontri ha avuto e soprattutto, in quest’ultimo anno di celebrazioni dantesche, gli italiani hanno riscoperto il Sommo Poeta?
Per fortuna il libro è andato benissimo, tanto che ha superato le 250 mila copie. E di questo sono molto felice. Più in generale penso che noi italiani siamo più legati all’Italia di quanto siamo disposti a riconoscerlo. Ci piace parlare male dell’Italia, ma ci arrabbiamo se lo fanno gli stranieri. Dante è un po’ il nostro papà. E’ il primo a parlare d’Italia. Ci ha dato una lingua, l’italiano, e un’idea di noi stessi. Secondo me gli italiani in generale sono molto sensibili, Non abbiamo il senso dello Stato, ma quello della patria ce lo abbiamo. Quanto all’opera di Dante pensiamo a un verso come “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” (verso 103 del canto V nell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, nda), che è finito anche in canzoni di Antonello Venditti e Jovanotti. Vicende come quella di Paolo e Francesca sono vive e vere. La sua lingua è viva. Dante aveva preso la lingua dai mercati della sua città e ancora adesso ci parla e suona. Quando nel Canto I Dante dice “Nel bel mezzo del cammin di nostra vita” ci informa che sta parlando di noi, ovvero che la storia ci riguarda. E ci riguarda in quanto italiani.
Qualche anno fa, nel suo libro “Outlet Italia. Viaggio nel paese in svendita” aveva descritto bene un’Italia “condannata”, che non riusciva a fare tesoro della propria tradizione e che stava cambiando in peggio. Da allora come è cambiata la situazione?
Il libro era uscito nel 2007 e all’epoca pensavo che outlet fosse la parola chiave che indicava non solo i grandi centri commerciali, che andavano sostituendo i luoghi tradizionali di incontro, come le piazze, i centri storici e le chiese, ma indicava anche la svendita e la mercificazione dei valori. Adesso abbiamo fatto un passo oltre. Non andiamo più neanche all’outlet. Con Amazon o Deliveroo ci arriva tutto a casa. Un po’ è stata la pandemia, ma un po’ è stato anche il degrado dei rapporti umani. E’ questo il problema: perché il bello di essere italiani è anche il calore delle persone. Durante la pandemia abbiamo visto che i centri storici italiani si sono svuotati perché non venivano più gli stranieri e gli italiani non ci vivevano più da tempo. Bisogna recuperare la socialità. La rete è sicuramente una grande opportunità. Ma bisogna ritrovare il gusto di stare insieme, andare a vedere un concerto, fare la spesa sotto casa – rispettando sempre le regole ovviamente. Ma è una cosa che dobbiamo ricominciare a fare.
Dopo questo libro su Dante quali altri progetti editoriali ci sono in cantiere?
Di recente è uscito il mio nuovo libro “Le italiane. Il Paese salvato dalle donne” (Solferino), dove racconto le grandi italiane che ho conosciuto. Invece a settembre uscirà un nuovo libro per i 700 anni dalla morte di Dante. Questa volta sarà incentrato sul “Purgatorio”. Quest’opera di Dante è bellissima perché cambia di continuo. C’è la disperazione, ma anche la speranza, il peccato e la salvezza. Lo stesso Dante prevede che lui andrà in purgatorio.
Per concludere, ci racconta quali sono i suoi gusti in fatto di musica? Quali sono le sue canzoni preferite?
Vado matto per i cantautori italiani. E la cosa più bella che mi ha dato il mio lavoro è stata proprio quella di poterli incontrare e conoscere. Penso a Franco Battiato, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Fabrizio De André, Antonello Venditti, Jovanotti e Piero Pelù. Tra le mie canzoni preferite ce ne sono alcune legate al mito di Ulisse. Penso a “Odysseus” di Francesco Guccini e a “Itaca” di Lucio Dalla. Mi piace citare anche “Alessandro e il mare” di Roberto Vecchioni, incentrata su Alessandro Magno.