Con “C’eravamo quasi”, Federico Fabi, dopo la produzione di un ep, totalmente fatto in casa, che ha avuto un certo riscontro, si presenta al grande pubblico con un disco sulla lunga distanza. È un album che racconta una sola storia: quella di una storia d’amore parlando della nascita, della vita e della sua fine. I primi pezzi sono dipinti con l’allegria, andando avanti, l’atmosfera si incupisce fino a tuffarsi nel buio totale degli ultimi due brani, le note della fine di un amore. È una visione tutta sua, considerando che non tutte le storie d’amore vivono tutte le tre fasi. Da un punto di vista strettamente musicale “C’eravamo quasi” è un lavoro molto minimale. Le otto canzoni che compongono l’album, per la durata di circa 24 minuti, sono poco incisive. Certo, non si può dire che le varie tracce non siano curate fino alla virgola, ma c’è il problema che fanno a cazzotti con l’intenzione del disco. L’amore non è piatto come lo è sonoramente questo disco. Ascoltare una delle otto canzoni, significa ascoltarne tutte. Le drum machine sono tappeti senza un cambio di marcia. Se fossero state situazioni più verso il soul e R&B, forse questo “C’eravamo quasi” poteva essere un qualcosa di sopraelevato rispetto a quello che esce di solito.
La tracklist
- Baciami baciami
- Il raffreddore è bello perché me l’hai attaccato tu
- Istruzioni per Noemi
- Al dente
- C’eravamo quasi
- Non passerà mai
- Solo più solo di prima
- Non dargliela vinta