“L’obiettivo di questo disco non sono i numeri e la classifica. Voglio riportare il pop punk in Italia. E soprattutto voglio che i ragazzi facciano due cose: anziché andare a prendere in giro due persone dello stesso sesso che si baciano per strada, comprino una chitarra e una batteria e inizino a suonare”. GionnyScandal presenta così il nuovo album “Anti”, in uscita venerdì 7 marzo per Virgin Records (Universal Music Italy).
Un disco che rappresenta una svolta sostanziale nella carriera dell’artista, che cambia completamente genere, producendo un ottimo album di pop punk, genere che amava prima di iniziare a fare rap. Dopo l’uscita dei singoli “Salvami” e “Coca & Whisky”, attraverso “Anti” Gionny intende lanciare un bellissimo messaggio di libertà in ogni sua forma, sdoganando ogni tabù: la libertà di essere come si vuole, la libertà di amare qualsiasi sesso, essendo di qualsiasi sesso, mostrandosi per quello che si è veramente, senza filtri e false ipocrisie di sorta. Nella copertina del disco l’artista si rivela così per la prima volta senza veli, nudo, accompagnato solo dalla sua inseparabile chitarra. L’album contiene 14 brani, tra cui il brano “Nicotina” in cui GionnyScandal (nome d’arte di Gionata Ruggieri) collabora con Pierre Bouvier, il cantante dei Simple Plan, una delle band pop punk più famose e che conferma così la validità di questa svolta artistica.
Dove nasce l’idea di produrre un disco pop punk, completamente diverso dai precedenti?
Un anno fa, quando iniziò la quarantena, ero in studio con il mio produttore. Eravamo in una casa a Milano per lavorare a questo disco. E mentre registravamo ho capito che c’era qualcosa che non andava. Non ero soddisfatto delle canzoni che uscivano, tanto che litigavo anche con il mio produttore, che non c’entrava niente. A un certo punto, mentre stavo lavorando con la chitarra, ho fatto un po’ di palm mute (tecnica chitarristica, nda). Ho detto così al mio produttore: “che figata se questa canzone la facessimo pop punk”. E li ho capito che forse la causa della mia insoddisfazione durante le session in studio era dovuta proprio alla musica che stavo facendo in quel momento. Li ho capito che dovevo fare quello che piace a me senza pensare al mercato.
In “Anti” c’è una metafora di libertà. Ce la vuoi spiegare?
E’ un disco anti commerciale perché ho voluto cercare di sdoganare questo messaggio di libertà. A partire dal genere che ho scelto, il pop punk, che come genere in questo momento non è mainstream. E’ la libertà di fare il genere che ho voluto fare, così come la libertà di amare qualsiasi sesso, che secondo me è un argomento da affrontare in questo periodo storico.
Come nasce la tua passione per il pop punk?
E’ un genere che ho nel mio DNA. Nel 2009, prima di iniziare a fare musica professionalmente, avevo una band pop punk in cui suonavo la chitarra e cantavo: però suonavamo in garage per noi stessi. Con questo disco mi piacerebbe riportare nel mercato musicale questo genere che manca da un po’ in Italia.
A conferma di questa tua passione c’è anche la collaborazione con Pierre Bouvier dei Simple Plan, una delle band imprescindibili per questo genere. Come è nata la collaborazione per “Nicotina”?
Per me che da piccolo avevo il poster con la sua immagine questa collaborazione è un sogno. Quando ho preso coscienza del disco che volevo fare ho pensato che per dare credibilità a un progetto del genere avevo bisogno di avere uno dei massimi esponenti di questo genere. Ho pensato subito a Pierre Bouvier. Allora ho detto: “proviamoci”. E ho fatto la cosa più semplice che potessi fare. Senza passare per la casa discografica ho scritto direttamente a lui su Instagram. Non avevo speranze, ma gli ho scritto: “Ciao Pierre, sono un’artista italiano. Sto realizzando un nuovo album. Ti va di fare un pezzo insieme?”. La cosce finisce lì. Passano 20 giorni. Vado su Instagram e trovo la sua risposta: “Si facciamolo”. All’inizio mi son detto: “Non è possibile. C’è qualcosa che non va. Magari ho scritto a una fan page, oppure a un omonimo”. Ma c’era la spunta blu. Il profilo è ufficiale. Allora per l’entusiasmo ho chiamato tutti, come se avessi vinto al superenalotto. A quel punto gli ho mandato un pezzo che era completo, ma ho tolto i ritornelli. Dopo alcuni giorni si è rifatto vivo, mi ha dato il suo numero e ci siamo videochiamati. E in diretta ha scritto il ritornello di “Nicotina”. Questa è un’esperienza che non so come spiegare. Per me è una cosa fuori dalla realtà.
Nella copertina del disco ci sei tu nudo con la chitarra. Come nasce questa immagine?
Volevo fosse innanzitutto una copertina iconica. E’ stata difficile da concepire con il mio grafico perché non avevo ben chiaro come farla e soprattutto come cercare di esprimere questo mio concetto. Poi lui mi ha dato degli spunti che ho valutato di inserire. Volevo rappresentare questa massima espressione di libertà mettendomi completamente nudo, e allo stesso tempo mettendo la chitarra davanti per dare il messaggio di libertà al genere musicale che ho fatto. Solo e la mia chitarra. Inoltre gli armadietti che vanno a fuoco nel college americano non è una provocazione verso le scuole, ma è l’immagine più schietta per spiegare la nazione in cui è nato il pop punk, ovvero gli Stati Uniti.
Pensi che possa esserci un ritorno in grande stile per il pop punk?
Innanzitutto qualcuno non ha mai smesso di ascoltarlo. Mi piacerebbe che diventasse non tanto la moda, quanto più un messaggio. Poi se riuscissi a far tornare di moda questo genere sarei felicissimo. Però il discorso moda / fuori moda pe quanto riguarda le persone è soggettivo. Fa parte dei gusti dei musicali. Per quanto riguarda l’Italia sicuramente il genere è fuori moda.
E’ stato comunque un anno che a livello musicale ha segnato una sorta di ritorno al rock. Penso ai Maneskin e alla loro vittoria a Sanremo. Pensi che anche i tuoi fans accetteranno questa svolta?
E’ vero. Non ho mai visto così tanto rock come nell’ultimo anno. I Maneskin a Sanremo e poi anche nelle uscite discografiche più recenti. Per quanto mi riguarda spero di aver azzeccato il periodo. Per quanto riguarda i miei fan sono contento che alcuni già dopo l’uscita di “Salvami” hanno iniziato a suonare la chitarra, tanto che mi scrivono inviandomi le loro cover. Un filo di speranza c’è. Bisogna vedere se inizia una sorta di cambio generazionale musicale. Se i ragazzi che ora non sanno cos’è il punk rock iniziano ad andare indietro nel tempo, ascoltando gruppi come i Blink-182, gli Offspring e i Simple Plan per capire cosa sto facendo, sarebbe un grande segnale.
Il punk è riuscito a sovvertire un genere musicale come il progressive. Quel periodo storico sancì la fine di un genere e forse di una letteratura, liriche e contesti che appartenevano ai ’70. Lo stesso si può dire con il pop punk che a cavallo dei ’90 ha spazzato via certa musica anni ’80. Pensi che i ragazzi oggi possano cogliere lo spirito di ribellione di questi generi?
In Italia il genere è scomparso ma questo perché riguarda una sorta di cultura musicale. Il pop punk è nato in California. Potrebbe essere che le nuove generazioni sono molto ribelli ma non sanno che il genere punk è il primo genere in termini di ribellione. I ragazzi pensano che forse è la trap. La nuova generazione e quella precedente hanno avuto due punti di vista differenti su quello che è il concetto di ribellione. Attualizzare il pop punk? Non ne ho idea. Io spero di aver fatto tutto quello che potevo fare. Ci ho messo l’anima e ho curato qualsiasi dettaglio per questo disco. L’ho fatto sia per me che per attualizzare e così arrivare a delle orecchie che non avrebbero mai ascoltato questo genere. Ho cercato di parlare più schiettamente possibile, perché è una cosa che al giorno d’oggi funziona. Per il resto mi faccio l’imbocca al lupo da solo e spero di arrivare a più gente possibile e non a perdere il pubblico che avevo già.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Recentemente ho ricevuto materiali da tanti ragazzi. In particolare c’è un ragazzo di Roma che mi ha scritto: “Guarda questa è la demo di un mio pezzo. Se la vuoi ascoltare…”. Ho aperto quel messaggio, c’era questa demo fatta bene per avere 19 anni. Non era un ragazzo che ha vissuto gli anni 00. Quindi gli ho scritto e gli ho detto che appena finisco gli impegni legati al disco ci vediamo a Milano. Ecco vorrei creare una sorta di dubscena come ha fatto Sfera con la trap. Vorrei fare la stessa cosa, prendere varie persone che vorrebbero fare questo e cercare di spingerli e creare una scena. Per quanto riguarda il mio futuro non vedo l’ora di tornare a suonare dal vivo. Del resto il pop punk è un genere che antonomasia si suona dal vivo, anche se poi io mi sono sempre esibito con una band. Quindi nei miei show c’era già il concetto pop punk, ma con pezzi che ovviamente non erano di quel genere. Spero di poter fare queste prime date a febbraio del prossimo anno (10 febbraio all’Alcatraz di Milano e l’11 febbraio all’Hiroshima Mon Amour di Torino, nda). Non abbiamo ancora pensato a scenografia e alla produzione in generale perché manca molto e poi non si sa ancora cosa può succedere domani. Però sarà una roba indimenticabile. Spero che potrà esserlo anche per tutti quelli che verranno.