“Giovani, musicanti e disoccupati – L’underground italico nel 2020” (Arcana) è il libro di Diego Alligatore. La pandemia che ha colpito il pianeta e i conseguenti lockdown hanno segnato in modo marcato la vita di molte persone.
Per una certa categoria lavorativa, i musicanti della scena indipendente, è stato strano. Si sono trovati a suonare in una specie di gabbia, soli, ripresi dal telefonino. È stato un periodo duro, lontani dai palchi e dal pubblico, con dischi bloccati, spettacoli annullati e solo il web come vetrina. Un cambio radicale, anche se non del tutto nuovo. Nel senso che, da ormai un decennio o forse più, sembra essere il web a dettare le regole. Musica liquida, singoli a getto continuo invece dei vecchi buoni dischi. Spotify, YouTube, Facebook, Instagram, come nuovi padroni del vapore, canali obbligati, ma impoverenti da molti punti di vista. Proprio in questo periodo l’Alligatore, critico rock del web, ha voluto sentire alcuni di loro, musicanti indipendenti con i quali ha da anni una certa confidenza. Ne sono uscite chiacchierate a ruota libera, aneddoti, sfoghi, racconti di come passavano le giornate, tra figli da seguire, chat, dirette online. A fine libro una lunga intervista con Marino Severini dei Gang, che racconta cosa ha fatto in questo periodo. Il più grande degli indipendenti ha costruito il nuovo disco finanziandolo attraverso il crowdfunding, tra l’altro il più ricco crowdfunding della musica italiana di sempre. Segno che quando c’è qualcosa di autentico, genuino, si riescono a raggiungere traguardi importanti. Si riesce a usare il web e non a esserne usati. Diego Alligatore. Metà veneto, metà altoatesino, è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac. Blogger, collabora da quasi vent’anni con il sito della nota agenda Smemoranda, scrivendo di giovane musica italiana e fumetti. Sui suoi blog – Il Blog dell’Alligatore e L’orto di Elle e Alli – ha condotto centinaia di interviste a giovani gruppi dell’underground italico, e continua a farlo