Quando la penna incontra il Black Banjo di Alessandro Alessandrini

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Ho avuto modo di far incrociare la mia penna con la chitarra di Alessandro Alessandrini molti anni fa, quando la sua era una stupenda SG rossa e la band si chiamava Poison Whiskey. Più di recente ho ascoltato il suo lavoro nei E.Z.Riders, li ho visti aprire il concerto di Slash and the Cospirators, ed oggi ecco qua il debutto dei Black Banjo, dal titolo Out of the skies. Questo progetto Black Banjo riunisce quattro musicisti di grande esperienza: Alessandro Alessandrini, songwriter, chitarrista e cantante, Francesco Caporaletti al basso, Archelao Macrillò alla batteria e Massimo Saccutelli alle tastiere (biografia più dettagliata dei singoli la trovate qua).


Il nome della band, ispirato dalla cantante e polistrumentista afro americana Rhiannon Giddens, è un’omaggio alla cultura afroamericana ed al peso che ha avuto nello sviluppo della storia della musica statunitense. Da questi pochi indizi si potrebbe già capire che i Black Banjo si inseriscono nel mondo che molti cercano di rinchiudere nella parola blues. Il 5 marzo 2021 i “Black Banjo” hanno pubblicato questo loro primo album che raccoglie undici brani originali. I brani sono stati registrati nel Potemkin Studio di Andrea Mei, a Macerata, e prodotti dallo stesso Alessandro Alessandrini e da Mei. Andrea Mei è produttore, compositore, tastierista e fisarmonicista dei Gang, dal 1988 al 2000, nonché autore di molti successi dei Nomadi, attualmente fedele compagno di linea di Danilo Sacco, ex cantante dei Nomadi. Nei credits di Out of the skies troviamo altri importanti artisti internazionali e italiani, che Alessandro è riuscito a coinvolgere: “Blue” Lou Marini, sassofonista dei Blues Brothers, James Taylor, e Nathaniel Peterson, già cantante solista e bassista dei Savoy Brown.

Alessandrini, Macrillò, Caporaletti



Il disco è ottimamente prodotto, le canzoni fanno facile presa nella memoria di chi ascolta e sviluppano alla maniera dei quattro tutti i sentieri che il blues ha percorso in questi ultimi centoventi anni: Alive And Well è un brano che parla di “resilienza”, con un testo drammaticamente attuale, rivisto e in parte riscritto durante il lockdown. Stone Cold Killer, impreziosito da Peterson all’armonica, si riferisce alla “unwillingness”, cioè alla mancanza di volontà, all’immobilismo, ad una difficoltà a relazionarsi in una società sempre meno “umana”. The Contest è una parodia dei concorsi musicali, dei talent show, premesso che la musica, nelle intenzioni dell’autore, è per chi la fa e per chi l’ascolta, è libera, e ci si augura che rimanga tale. Qui Blue Marini, e Saccutelli, fanno da contrappunto alla chitarra in levare di Alessandro. Out Of The Skies: è una canzone dedicata ai nativi americani, simile a quella di chi, oggigiorno, per sopravvivere, è costretto a scappare dal Messico verso gli Stati Uniti o dall’Africa per arrivare in Europa. L’apertura di Saccutelli introduce il climax del brano che viene raggiunto nel solo chitarristico di Alessandro. Clima più country ed intimo, un amore dichiarato per la musica, è If It Wasn’t For The Music.

Last Man Standing invece è un esempio di canzone scritta contra aliquem, funzionale allo scopo. Youth Of The Nation: brano sulla violenza giovanile nella nostra società, ha una intro ed un andamento più southern, e la slide guitar di Alessandro fa il suo lavoro nel rendere la lacerazione del tessuto sociale ed umano in primis. Ancora Blue Marini e Saccutelli a caratterizzare Miss Daisy canzone leggera e divertente su un’immaginaria infedele Daisy, magari amica di una certa Rosie che si divertiva giù in Australia. Bumbs Boogie dà spazio e libertà a Massimo “Lord” Saccutelli, e rappresenta un bel brano strumentale, magari ridondante se visto nell’ottica della presentazione delle qualità della band, ma funzionale e piacevole ai fini dell’intrattenimento. Chiudono il disco Tainted Love, il blues di un relazione malata e dannosa, e Sue’s gone away, il momento più emozionale del disco, una ballad voce e chitarra classica per dire grazie e rendere omaggio ad una persona da poco scomparsa, cara ad Alessandro: veramente bello il solo ed il sentimento che si respira in questo momento dell’album.

Black Banjo live


Il disco scorre piacevole nel lettore, ti ritrovi a battere il tempo sul volante ed è un perfetto compagno di viaggio, sicuramente più bluesy e meno southern rock, se vogliamo paragonarlo alla precedente uscita di Alessandro Alessandrini, Wishing well. L’impeccabile produzione di Out of the skies, esalta forse l’aspetto più canonico ed accademico dell’album: avrei cercato un suono più vivo e caldo, magari a fronte di una perdita di certe frequenze o della sovrabbondanza di altre, avrei voluto respirare la dinamica o le armoniche della batteria che Macrillò padroneggia, per sentire la polvere nel naso o l’aria riscaldata dalle valvole degli ampli o il velarsi della voce, per essere rassicurato sul fatto che se il rock non è morto, è perché il blues è sempre là dove cerchi di nasconderlo, nell’ultimo angolo del tuo cuore. Aspettiamo trepidanti di vederli dal vivo. Dal 22/06/2021 i Black Banjo accompagneranno, come band di apertura, lo storico gruppo inglese The Animals in un tour europeo che partirà dall’Italia e toccherà anche Slovacchia, Austria, Germania, Belgio e Spagna. Trovate tutte le info su
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