E’ uscito “Radio Varnadi 2.0 Family Edition“, il nuovo album del cantautore e scrittore veneto-campano Luciano Varnadi Ceriello. Un progetto originale: un disco che contiene 31 tracce (15 canzoni e 16 intro di presentazione) che vuole essere un tributo al mondo della radio. Riproduce infatti una simil-giornata radiofonica, con tanto di radiogiornale, jingle pubblicitari, pubblicità progresso, info traffico, saluti, previsioni del tempo e oroscopo, ma quest’ultimo non per gli umani, bensì per i cani.
Le canzoni però, a differenza di una normale radio, sono tutte di un unico artista, Varnadi per l’appunto. La giornata radiofonica va dalle 8:10 del mattino alle 23:00, ogni brano è lanciato da uno speaker, che cita di volta in volta anche i featuring presenti nelle varie canzoni. Compagni di viaggio in questo progetto sono i tre figli di Varnadi, Samuele (9 anni), Francesca (16 anni) e Giuseppe (14 anni) che in tre canzoni hanno condiviso a livello canoro il percorso artistico del padre; il quarto figlio, Giovanni, non ha cantato, ma dà il suo volto alla copertina. Giuseppe, piccolo polistrumentista, ha suonato la batteria in tutte le tracce del disco, la tromba e la marimba, e gli amici Tony D’Alessio (voce attuale del Banco del Mutuo Soccorso), Zorama (apprezzato cantautore e autore di brani per Mina), Cristina De Vita, i cantanti “neo-patetici” Eddy Arrea, Nanninella Patatina e Concettina Putipù che danno vita a un momento esilarante presente all’interno del disco e Vera Mignola che ha interpretato la canzone “Pianista”, brano composto seguendo la melodia di un Notturno di Chopin, arrangiato per l’occasione in modo elettro-pop. «Credevo di aver chiuso in maniera drastica e definitiva la porta artistica “canora” e aver seppellito per sempre il “cantautore con due cappelli”, per dedicarmi esclusivamente alla letteratura, quando un giorno mio figlio, allora dodicenne, mi ha detto: “Papà, perché non fai un altro disco come quelli che facevi prima?” Non gli ho dato subito una risposta, anche se quella domanda aveva acceso una strana scintilla in me. Poi mio figlio ha continuato dicendo: “Dai papà, se fai il disco, suono io la batteria!” Ecco, queste ultime sono state le parole magiche che mi hanno dato il giusto sprone. Le parole di mio figlio Giuseppe mi hanno fatto tornare la mente a venti anni prima e precisamente al 1998 quando andai a vedere uno degli ultimi concerti di Fabrizio De André al teatro Augusteo di Napoli, il concerto con le carte dei tarocchi, per intenderci. Durante quel concerto guardai con grande ammirazione quanto succedeva su quel palco e pensai a quanto orgoglio dovesse provare quell’uomo per suo figlio Cristiano (eccellente polistrumentista che si alternò al violino, alle chitarre e agli strumenti etnici) e per sua figlia Luvi, che gli faceva da corista e da voce solista nel brano Geordie. Avevo ventisette anni all’epoca e mi augurai un giorno di poter vivere quella sua stessa emozione. Ecco, la domanda di mio figlio ha fatto scattare una molla in me e ho pensato: “La vita mi permette di esaudire il desiderio che ho espresso tanti anni fa, non posso non cogliere questa occasione!”. Ho scritto nuove canzoni, ne ho recuperato altre scritte a suo tempo, mi sono accordato con Gianni Colonna, caro amico ed eccellente consulente musicale, sulla direzione da prendere, sono suoi gli arrangiamenti dell’intero album e, tra lockdown, intuizioni e intime suggestioni, è nato “RADIO VARNADI 2.0 FAMILY EDITION”. Adesso, al termine del lavoro, posso dire di aver realizzato il desiderio di quando ero ragazzo» Luciano Varnadi Ceriello.