E’ stata una lunga maratona che ha fatto cantare, in qualche caso ballare, ma non emozionare. Quello che da alcuni anni è diventato un appuntamento fisso di Sanremo si conferma essere uno scoglio duro per tutti i partecipanti. La serata duetti/cover di alcune perle del canzoniere italiano è sembrata non finire mai. Ventisei canzoni “incastrate” tra ospiti, pubblicità e interventi inutili ed esibizioni scandalose come quella del quartetto formato da Mihailovic, Ibrahimovic, Fiorello e Amadeus. E’ bene dirlo subito, “Io vagabondo” una delle canzoni più famose e belle dei Nomadi è stata dilaniata senza alcun rispetto. Ibra non conosceva il testo, Sinisa sussurrava appena e Amadeus veniva sollecitato da Fiorello a cantare con lui. Uno dei momenti più bassi della televisione italiana. Lungo e a tratti molto lento, il terzo appuntamento festivaliero, ha avuto qualche momento di leggerezza nei duetti di Amadeus e Fiorello, nel racconto del rocambolesco arrivo del calciatore del Milan. Fermo per alcune ore sull’autostrada, ha fermato un motociclista che lo ha accompagnato fino a Sanremo. Ha emozionato la denuncia di Antonella Ferrari. L’attrice, colpita da sclerosi multipla, testimonial dell’AISM, ha raccontato il suo lungo calvario fino alla diagnosi. La serata, iniziata con un tributo a Lucio Dalla e alla sua “4 marzo 1943” eseguita dai Negramaro, che hanno proseguito con “Meraviglioso” di Domenico Modugno, ha toccato subito le corde delle emozioni. Poi, ecco Noemi con Neffa. “Prima di andare via”, brano di quest’ultimo, ha cominciato a far capire quale sarebbe stata la direzione che si stava prendendo. I due sembravano essere capitati per caso sul palco di Sanremo, e dando l’impressione di cantare in playback.
Le canzoni scelte tutte degne di nota, ma quando si sceglie un brano da reinterpretare bisognerebbe entrare nella sua anima. Una impresa riuscita, sicuramente, a Gaia e Lous and The Yazuka, riuscite a entrare nel mood di “Mi sono innamorato di te”, ma che non sono state premiate dal giudizio della giuria formata dai musicisti dell’Orchestra. Un risultato dettato, probabilmente, dalla rilettura molto vicina all’originale, che le ha viste classificarsi all’undicesimo posto della classifica parziale. Tra brani carichi di energia come quelli di Extraliscio con Peter Pichler (“Rosamunda”) e de La Rappresentante di Lista con Donatella Rettore (“Splendido splendente”), il medley ben eseguito da Ghemon con i Neri Per caso e quello disastroso di Francesca Michielin con Fedez, si è assistito a esecuzioni di rilievo alternarsi ad altre imbarazzanti. E’ il caso di Aiello con Vegas Jones (“Gianna” di Rino Gaetano), Coma_Cose con Alberto Radius e Mamakass (“Un’avventura”), Random con The Kolors (“Ragazzo fortunato”) e Bugo con i Pinguini Tattici Nucleari (“Il mio canto libero”). Tra le performance peggiori va segnalata quella di Gio Evan. Pur presentando un brano apparentemente alla sua portata (“Gli anni” degli 883), il cantante/poeta/performer è riuscito a dare il peggio di sé con l’aiuto del quartetto The Voice Senior.
Il difficile attuale momento ha spinto Lo Stato Sociale, Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino a rendere doveroso tributo ai lavoratori dello spettacolo, fermi da un anno a causa della pandemia. “Non è per sempre” degli Afterhours è stata integrata da una parte in cui gli interpreti hanno menzionato alcuni teatri chiusi causa covid. L’incognita della riapertura e l’abbandono mesto della scena ha lasciato l’amaro in bocca. Non hanno tradito le attese Max Gazzè con Daniele Silvestri (“Del mondo” dei CSI) e Irama (“Cyrano”). Di quest’ultimo, ancora una volta, è stato presentata una registrazione delle prove. Coraggiosa la decisione del cantante di confrontarsi con un brano di Francesco Guccini. Ma le vere sorprese della serata, con Gaia, sono state Orietta Berti, con Le Deva (“Io che amo solo te” di Sergio Endrigo) e Arisa con Michele Bravi (“Quando” di Pino Daniele). Poco considerate nelle prime due serate, le due cantanti hanno fatto valere la propria sensibilità artistica, risalendo diverse posizioni nella classifica generale. Con loro Ermal Meta e Willie Peyote. L’interpretazione di “Caruso” del cantante albanese con la Napoli Mandolin Orchestra può essere considerato il vero omaggio a Lucio Dalla. Peyote ha dato un’impronta personale e rispettosa della scrittura originale del brano di Samuele Bersani, che ha duettato con lui.
Due considerazioni finali vanno a Vittoria Ceretti e Achille Lauro. La top model italiana, ha mostrato eleganza e bella presenza, ma non lo spessore avuto precedentemente da Matilda De Angelis e, soprattutto, da Elodie. Del cantante rimane sempre lo stesso dubbio. Il suo terzo quadro, dedicato alla musica pop, è stato introdotto da un monologo di una fantastica Monica Guerritore. Achille Lauro, in uno scenario da antica Grecia, vestito con un peplo e completamente dorato, viso e capelli compresi, ha cantato “Penelope” con Emma Marrone e recitato un monologo finale che ancora una volta non mancherà di dividere gli spettatori.
Sanremo, terza serata, una interminabile maratona
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