E’ uscito nell’agosto del 2020 il disco d’esordio de “Il Gioco”, lavoro che porta il nome della band in cui il jazz viene contaminato dal rock e dalla musica orientale. La formazione è composta da dal sassofonista Leonardo Rosselli, il chitarrista Thomas Lasca e il batterista Andrea Elisei, special guest Francesco Savoretti alle percussioni. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Partiamo dal titolo del disco e della band: “Il Gioco”: rappresenta forse il vostro approccio alla musica?
Esatto, con questo nome volevamo proprio far capire ai nostri ascoltatori il nostro approccio alla musica. In particolare in questo progetto, dove il lato umano è sicuramente uno degli aspetti più importanti del fare musica insieme. Non è un caso che in molte lingue le parole “suonare” e “giocare” spesso si possano esprimere con lo stesso vocabolo, e noi con questo disco abbiamo cercato di dare una forma a questo concetto di musica che condividiamo all’interno del trio.
Nel vostro disco il jazz, il rock e la musica orientale si intrecciano in un “gioco” di forme: quanto sono importanti per voi le contaminazioni?
Ricoprono certamente un ruolo fondamentale durante il processo di scrittura dei brani. Senza tali contaminazioni il nostro sound mancherebbe di quella parte caratteristica che rende il nostro stile difficile da categorizzare in un reparto stagno. D’altronde questo è uno degli aspetti principali che accomuna molte delle produzioni odierne di jazz, in quanto il jazz è di sua natura un linguaggio sempre in evoluzione e in cerca di nuovi spunti.
In breve come potreste sintetizzare l’essenza de “Il Gioco”?
Il Gioco vuole esplorare tutte quelle sensazioni e dinamiche varie che si vanno a creare nel momento della creazione musicale, intesa sia come composizione che esecuzione dal vivo, così come avviene nel bambino che scopre il gioco nei suoi primi anni di vita; il nostro obiettivo è quello di ricreare quella scintilla di curiosità e a volte, di ingenuità, grazie all’improvvisazione che rimane comunque l’elemento preponderante all’interno della nostra musica.
Come nascono i vostri brani e soprattutto come ci lavorate in sala?
La maggior parte dei brani che fanno parte del nostro repertorio vengono composti quasi interamente in maniera individuale, ossia si arriva in sala prove con lo scheletro della composizione pressoché completo, lasciando al lavoro di gruppo l’arrangiamento del brano, con le relative scelte dinamiche e timbriche. Non mancano però delle eccezioni, ovvero delle situazioni particolari in cui il brano nasce direttamente in sala prove, con un lavoro coordinato di composizione, nel quale vanno a confluire le tre diverse personalità artistiche. All’interno del disco un esempio di composizione collettiva lo possiamo trovare nel brano “Serrado”, che ci ha visto tutti e tre partecipi della sua scrittura, avendo come risultato un brano che incorpora molte influenze, dalla musica etnica, al rock fino ad arrivare a momenti di, quasi, free jazz.
Come vi siete conosciuti e poi come il vostro progetto si è evoluto nel tempo?
Leonardo e Thomas si sono conosciuti al liceo, dove hanno iniziato a suonare insieme e ad avere le prime esperienze con il jazz e la musica improvvisata in un quartetto dal carattere prettamente fusion, con il quale si suonavano principalmente cover e standard riarrangiati, affiancati da alcuni primi esperimenti compositivi. Con il passare del tempo il quartetto è diventato un trio, fino a raggiungere la formazione attuale, con l’arrivo di Andrea Elisei, una settimana prima di entrare in studio per la prima volta, nel gennaio 2019. Fin da subito, Andrea si è integrato perfettamente all’interno del trio, donando un valore aggiunto alla formazione, come si può apprezzare largamente all’interno del nostro album.
Quali sono i vostri riferimenti musicali?
Ovviamente ognuno di noi tre ha le proprie preferenze in ambito musicale e soprattutto background musicali diversi, nella maggior parte influenzati dallo strumento che suoniamo. Come gruppo invece, uno dei nostri obiettivi è proprio quello di riuscire ad essere riconoscibili per il nostro sound, con i suoi aspetti positivi, ma anche negativi, in una ricerca che comunque va di pari passo con i nostri percorsi individuali. Se però dobbiamo parlare di riferimenti musicali non possiamo mancare di citare il famoso trio bassless capitanato da Paul Motian, con Bill Frisell e Joe Lovano, gruppo che ci ha ispirato soprattutto dal punto di vista della gestione dell’organico strumentale.
Per quanto riguarda il futuro invece c’è qualche nuova idea in cantiere?
Cerchiamo di tenerci pronti per quando si potrà tornare a suonare dal vivo e non vediamo l’ora di farvi ascoltare la nostra musica, per trasmettervi proprio quell’idea di musica/gioco che abbiamo spiegato in precedenza. Nel frattempo stiamo sfruttando il trio come terreno fertile su cui far crescere e sviluppare nuove idee e nuovi brani che magari andranno a far parte di un nuovo album nel prossimo futuro.