Firmato da Antonio Ranalli, ha come titolo Diritti d’autore scaduti, quando l’opera diventa di pubblico dominio. L’analisi viene supportata da alcune interviste, tra cui quella all’avvocato Italo Mastrolia: di lui abbiamo parlato spesso, perché (oltre ad essere un esperto del diritto d’autore) lavora a contatto con diversi cantanti italiani, tutelando anche la creatività di alcuni autori di canzoni. Si è anche occupato degli eredi di chi ha composto brani celebri, ha scritto dei libri e quindi è logico il suo coinvolgimento.
Nell’invitarvi a leggere il lungo articolo, mi piace enfatizzare come fa bene Antonio Ranalli a sottolineare che il mondo dei diritti d’autore ha profili di natura economica, ma anche morali. Tutto questa nasce dal fatto che le normative in materia di diritti di sfruttamento sulle opere variano da paese a paese; il nostro essere un paese dell‘Europa Unita, poteva farci auspicare una legge unica che regolasse questa galassia. Purtroppo il traguardo sembra lontano dal realizzarsi.
L’attività dell’artista interprete esecutore (per questo denominato Aie) non è “creativa” come quella dell’autore! Su questo specifico punto, l’avvocato Mastrolia si domanda se le registrazioni degli Aie possano o meno ricadere in pubblico dominio. La sua analisi ovviamente tiene conto del recente passaggio dai 50 ai 70 anni dei relativi diritti patrimoniali.
Lo so che molti dei nostri lettori sono giovani musicisti e quindi hanno una vaga idea di cosa stiamo discutendo, ma forse proprio da questo articolo sul quotidiano Italia Oggi può arrivare lo stimolo ad inoltrarsi nel mondo musicale con una maggiore cultura che tuteli il loro lavoro. Anche se per il momento può essere solo definito passionale e non lavorativo…
Sul diritto d’autore, interessante articolo sul quotidiano Italia Oggi 7 (pagine Affari Legali)
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