Un disco anticipato dal singolo Incantesimo, dedicato al film Ladyhawke. Le anime inquiete che vagano sulla terra sono dunque il focus filosofico di questo progetto, ma il risultato (da un punto di vista musicale) è un disco ingenuamente costruito, in cui manca una figura importante come un produttore artistico o un esperto arrangiatore. Pochi infatti sono i momenti in cui una singola canzone è completa, originale e ben costruita: per chi ha vissuto gli anni ’80 come il sottoscritto, si sentono forti richiami a quelle atmosfere, ma questa è una band che nasce nel 2013 e che quindi ha tutto il diritto di essere cool, anche senza seguire i successi effimeri del momento. Scrivono di loro stessi che … astratto è l’aggettivo giusto per noi che facciamo musica senza seguire schemi o mode, facendo quello che l’ispirazione crea! Filosoficamente siamo d’accordo, ma questi 9 brani dentro Anime Vaganti sono canzoni appena accennate, senza alcuna completezza. Qualche momento positivo esiste, come in Mente che viaggia: un inizio blues, un hammond come linea guida ed il cantato su tonalità giuste. Anche il testo ha una sua dignità, non cadendo nell’effetto cartolina (o vecchie foto dall’album dei ricordi), come ad esempio in Esilio, dove nei 3 minuti della canzone si parla di maschere, castelli, spade, fiamme e mura. Se questa canzone fosse state concepita con piglio prog rock, allora tutto avrebbe avuto un senso, ma elencare quelle parole e non legarle ad un logico tappeto sonoro mi sembra cosa assai implausibile.
Il mio suggerimento è di prendere spunto dai 9 brani di questo disco e di usarli come banco di prova, scegliendone 3 o 4 su cui lavorare e magari inserirli in un futuro e.p. da pubblicarsi appena l’emergenza sanitaria finirà. Cambierei il titolo ovviamente, perché quello attuale è fuorviante per il rock che gli Astratto propongono: porta troppo verso la new wave o un prog rock esoterico..
Astratto – Anime Vaganti (cd 2020) rock italico ispirato da vecchie foto
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