La musica è prepotentemente inclusiva: la mia intervista a Francesco Sgrò

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Il singolo d’esordio di Francesco Sgrò è In Differita, accompagnato da un videoclip, diretto da Pietro Borzì e animato da Giulia Conoscenti, che racconta una storia d’amore tra un cowboy e la sua dama. Per l’uscita del video, il suo sito si trasforma in un mini-gioco di love coaching in cui l’utente può testare le proprie abilità amorose. Questo modus operandi continuano con il secondo singolo Le Piante e per l’occasione il suo sito diventa un’immaginaria rivista di botanica con annesso il test Che fiore sei?. Piacevolmente spiazzato da cotanta produzione, mi ritrovo a cantare alcune frasi del nuovo brano Maledizione e cresce in me la voglia di intervistarlo…

Francesco bentrovato: davvero orecchiabile Maledizione .. un brano moderno e che colpisce.. Alcune frasi sono di una attualità drammatica… Sei di Lucca, vivi a Bologna, ma i tuoi genitori sono di Reggio Calabria: quanto c’è di queste città nel tuo carattere? Ci vorrebbero i miei amici e le mie amiche per rispondere a questa domanda; loro sono il solo specchio che tengo in bagno. Lucca, Bologna e Reggio Calabria sono comunque tutte città a cui sono legato.
Ho la netta impressione che il tuo rapporto con Andrea Ciacchini sia qualcosa di più della normale relazione tra artista e produttore artistico… Hai perfettamente ragione. Andrea è stato fondamentale nel mio percorso artistico di crescita, e lo è tutt’ora. È un bravissimo collaboratore, è parte integrante del progetto, è anche un amico. Abbiamo un carattere molto simile e questo, a volte, di fronte a un impasse, rischia di farci reagire allo stesso modo. Tuttavia c’è grande sintonia e la sintonia è il mio maglione preferito.
Quali artisti seguivi da giovane? Quali invece i cantanti che ora ti convincono di più? Da adolescente sono stato un nerd della canzone d’autore. Ogni giorno ascoltavo per ore dischi soprattutto di De Gregori, Guccini, Battiato, Lolli. Non so cosa sia rimasto di loro nelle mie canzoni. Prima o poi lo riscoprirò. Adesso ti dico che mi piace molto Willie Peyote e Giovanni Truppi. Bravissime anche Margherita Vicario e Ginevra. Comunque cantanti bravi ce ne sono tantissimi. Questa cosa mi rende davvero felice. Per me sono un grandissimo stimolo.
Alcuni tuoi videoclip (ma anche il sito) si trasformano e diventano interattivi: sono sicuro che tutto nasce da una tua idea di base, ma … chi ti aiuta tecnicamente? La musica per fortuna non è esclusiva, ma è prepotentemente inclusiva. È sempre e comunque un’esperienza corale. Due persone sicuramente molto importanti, e che mi danno una mano, sono Carlo Alberto Giordan e Myriam El Assil, a cui sono legato anche da amicizia.

Raccontami del tuo percorso scolastico, ma anche di come vivi i tuoi momenti di relax: riesci a coltivare qualche hobby? Dopo il liceo mi sono trasferito a Bologna per studiare. Mi sono laureato in Filosofia e poi in Italianistica. Sono vittima di questo corsificio generale che è il mondo. Perciò ho frequentato un master in composizione musicale e vari altri corsi sempre affini alla musica e alla produzione. Tornassi indietro prenderei altre strade. Per quanto riguarda i momenti di relax, purtroppo non riesco a trovarli. Ogni giorno ha sempre in sé una componente di Lunedì mattina. Cioè ogni giorno provo a mettere un mattoncino in questa casa che è il mio progetto musicale. Hobby? Non saprei. Forse guardare film.
Diamoci un appuntamento per la settimana prossima, fra un mese e fra un anno: cosa avrai combinato entro queste date? Con un corpo così spaventato, bombardato com’è da notizie costanti sul Covid, è molto difficile desiderare e perciò immaginare. Ma ci proverò comunque. Resto nell’ambito musicale, però. Perciò ti dico che tra una settimana spero di far vedere a più persone possibili il video di Maledizione diretto dal mio amico Pietro Borzì, tra un mese spero di aver registrato un piccolo live, tra un anno spero di aver fatto uscire il mio primo disco..

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