Alla RAI è stato caporedattore centrale del Tg2, dirigente di Raidue e capostruttura per l’intrattenimento di Raiuno. Ha ideato programmi TV di successo come Eventi Pop, DaDaDa, TecheTecheTe’, Segreti Pop. Ogni anno si concentra sui titoli delle canzoni presentate sul Palco del Teatro Ariston e scova brani con il titolo simile, magari perdute nei ricordi dei nostri avi. Ma perché lo fa? Semplicemente perchè (come sostengono diversi esperti di diritto d’autore, come gli avvocati Giorgio Assumma e Gianpietro Quiriconi) anche un titolo va considerato nell’unicità del brano, onde evitare confusione e per evitare terreni minati come il plagio. Ma anche di questo argomento Michele Bovi si è a lungo concentrato, pubblicando dei libri sull’argomento.
” …Se i sentieri melodico-armonici sono stati tutti ripetutamente battuti, anche per i titoli delle canzoni gli autori non sembrano orientati ad azzardare guizzi di immaginazione. Persino un gruppo dal nome stravagante come La Rappresentante di Lista parteciperà al Festival con la canzone Amare: scontato supporre l’esistenza di precedenti di un titolo del genere, che infatti è stato addirittura già in gara a Sanremo, edizione 1979, proposto da Mino Verniaghi. Eppure basta poco per distinguersi pur rimanendo sui medesimi termini e concetti: ad esempio Scialpi nel 1991 intitolò la sua canzone A…Amare e Andrea Mingardi al Festival di Sanremo del 1994 giocò al raddoppio con Amare amare. Lo ha fatto quest’anno Willie Peyote con Mai dire mai, al quale ha aggiunto, tra parentesi, (La Locura), un termine a doppio senso: metà follia in spagnolo, metà cultura del lockdown. E ha fatto bene: senza quel supplemento la sua canzone si sarebbe confusa nella marea di Mai dire mai eseguite negli ultimi 60 anni da una formidabile schiera di celebrità della musica italiana. A cominciare dal 1959 quando Mai dire mai composta da Aldo Salvi con le parole di Gian Carlo Testoni diventò un successo per Caterina Valente ripetuto un anno dopo da Peppino Di Capri. Da allora a incidere sempre diverse Mai dire mai sono stati Anna Oxa (1984), Renato Zero (1986), i Pooh (1987), Tosca (1996), Ricchi e Poveri (1998), Paolo Belli (1999), Umberto Tozzi (2000), Fausto Leali (2002) Alberto Fortis (2005), Alexia (2005), poi Anna Tatangelo il cui singolo Mai dire mai battezzò il suo album del 2008 e per ultimo Ligabue nel 2019..”
“… Il canone del copia-copia vale invece per Ora, il brano di Aiello. Adottò questo titolo nel 1966 Bruno Martino per il motivo iniziale del varietà televisivo Aria condizionata, poi surclassato dalla popolarità della sigla finale Se telefonando di Mina; dopo Martino incisero canzoni intitolate Ora anche Eros Ramazzotti (1985), Dora Moroni (1986), i jazzisti Giorgio Gaslini (1988) e Avishai Cohen (1998), Ludovico Einaudi (2004), Chiara Civello (2005), il gruppo Dirotta su Cuba (2005), Jovanotti (2011) e per ultimo Gigi D’Alessio che ha intitolato Ora il brano guida del suo album del 2013. Idem per Voce affidata alla… voce di Madame: Bungaro cantò Voce nel 1990 e Lara Fabian si esibì con lo stesso titolo al Festival di Sanremo 2015 e un anno dopo un’altra Voce emerse dall’album di Arisa. Anche Parlami, titolo del brano di Fasma, conta diverse decine di precedenti, alcuni illustri come Parlami di Peppino Gagliardi del 1972, seguito da incisioni con identico titolo di Anna Oxa (1985), Laura Pausini (2004), Marco Carta (2012), Lorenzo Fragola (2016).
Il fenomeno dei titoli non originali a Sanremo 2021 rimane diffuso almeno quanto nelle precedenti edizioni. Nell’Archivio delle opere musicali della SIAE scopriamo che Glicine il titolo del brano scritto da Mahmood e Dardust per Noemi era stato depositato già 40 volte, la prima nel 1937 da Mario Ruccione e Giuseppe Micheli, ovvero il compositore e il paroliere di Faccetta nera e l’ultima nel 2020 dal rapper romano Carl Brave. Il titolo Arnica di Gio Evan ha 19 precedenti, 7 sono quelli per Cuore amaro di Gaia e Chiamami per nome della coppia Francesca Michielin-Fedez, 6 per Momento perfetto di Ghemon, 5 per E invece sì di Bugo, 4 per Torno a te di Random e 2 per Santa Marinella di Fulminacci e Il farmacista di Max Gazzé. Se il copia-copia dei titoli risulta traboccante nella categoria dei Campioni, in quella delle Nuove proposte le cose non vanno meglio. Il più sfruttato è Regina di Davide Shorty con precedenti di rango come il Regina scritto da Vito Pallavicini e Udo Jürgens nel 1968 per il cantante e attore ceco Karel Gott, quello di Franco Talò del 1969, quello del tenore Franco Tagliavini e quello di Renato Zero ambedue del 1977, quello di Gaio Chiocchio del 1980 e poi il Regina scritto ed eseguito nel 1983 da Don Backy per la sigla del programma televisivo della Rai Mille bolle blu e quello del pianista jazz Michel Petrucciani del 1986. Inoltre sono 16 i precedenti per Polvere da sparo di Gaudiano, 15 per Lezioni di volo di Wrongonyou, 11 per Che ne so di Elena Faggi, 10 per Scopriti di Folcast. Superano addirittura quota mille i precedenti per il vocabolo ‘goal’ utilizzato per il titolo della canzone sanremese da Avincola. In questo caso il cantautore ha impiegato un accorgimento: quello di aggiungere il punto esclamativo in coda. Così Goal! ha ridotto abbondantemente il numero dei precedenti, comunque tanti: il più famoso risale al 1935, un Goal! interpretato da Crivel, tra i più popolari cantanti del regime fascista..”
Disamina di Michele Bovi sui titoli del prossimo Festival di Sanremo
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