Cosa significa essere in cammino con Chris Cornell, Kurt Cobain, Layne Staley, Eddie Vedder? Che valenza intrinseca possiede questa frase che non è una mia riflessione, ma (ben visibile in copertina) il sottotitolo del libro di Alessandro Bruni? Dopo aver letto le 110 pagine di questo romanzo, sono molti i punti interrogativi che affollano la mia mente e pochi i punti esclamativi. Tutto questo per sottolineare come i dubbi sono molti di più delle certezze. L’avvocato penalista Alessandro Bruni del resto ha già dato sfogo alla sua creatività, pubblicando dei romanzi che ha compreso nella definizione trilogia dell’equivoco. Sempre per la Persiani Editore infatti (dal 2015 al 2019) aveva realizzato Ulisse aveva una figlia, Killing Rock Revolution e La prossima estate.
We Were Grunge si snoda in quattro subdirectory ognuna delle quali porta il nome della musa (maschile!) ispiratrice: Chris, Kurt, Layne ed Eddie. Loro sono i protagonisti di una vicenda personale e quindi da fonte di riflessione diventano a tratti pesanti fardelli a cui volgere un pensiero, ma anche icone dannate che il protagonista vuole tenere in considerazione in ogni momento del suo vivere.
In questo sta la forza del romanzo e la sua indubbia (e palpabile) originalità; ci troviamo di fronte ad un mero racconto di uno scrittore che decide di scrivere un libro, subito dopo aver avuto la notizia della morte di Chris Cornell. Lo fa in una sorta di catartico dialogo con Eddie Vedder, perché si tratta dell’unico sopravvissuto di quel periodo, quasi miracolosamente sceso da una nave che conduce ad una meta avvolta da profonde tenebre. Altro non vi posso svelare, perché (ricordiamolo) siamo di fronte non ad un saggio musicale, ma un romanzo: volete forse che vi sveli come va a finire, chi è l’assassino e quanto è coinvolto il canonico maggiordomo? Metafora questa che ho usato per farvi ulteriormente stimolare la curiosità: We Were Grunge è un romanzo con pennellate di giallo o un thriller fin troppo intimo ed umorale?
La scrittura di We Were Grunge è fluida, ma non scivolosa: vi sono infatti improvvise finestre che si aprono su momenti di semi rimozione freudiana e questo rende la lettura grintosa e decisamente colma di richiami alla vostra attenzione. Non è un pamphlet dogmatico e non ci vedo la volontà pedagogica di insegnare qualcosa: la trama dei romanzo rimane intatta in ognuno delle quattro subdirectory. Il resto forse lo scopriremo intervistando l’autore.